Un social network che promette guadagni ai suoi iscritti che non devono fare altro che pubblicare foto o ricette come farebbero su facebook. Su il sito della Companies House, l’equivalente della nostra Camera di commercio, ma inglese, è presente la visura camerale della AmicoPolis Limited, un’azienda con un consiglio di Amministrazione in Uk e un capitale sociale pari a 100 sterline però, allo stato di fatto opera da Caltanissetta e ha un solo amministratore senza un vero consiglio. Il suo nome è Fulvio Amico finito al centro di una diatriba di tutto rispetto che non vede al momento nessuna risoluzione positiva né per l’AD di Amicopolis né per i dipendenti senza stipendio o per gli iscritti a cui è stato negato da mesi il pagamento della merce venduta sul noto social network. Di cosa parliamo?
Qualche settimana fa Riccardo si è presentato presso la sede di Federcontribuenti e tra le mani una copia della denuncia querela appena verbalizzata dalla Guardia di Finanza contro l’ad di Amicopolis per essere stato tratto in inganno e per mancati pagamenti pari a 10 mila euro.
Cos’è Amicopolis?
Più che un vero social network assomiglia a un piccolo club molto ristretto e dove, sulla basa di un non meglio specificato meccanismo, si possono guadagnare anche 3 euro al giorno pubblicando i fatti propri e acquistando prodotti sponsorizzati dal piccolo social.
Nella denuncia querela del dicembre 2018 si precisa come nel mese di giugno, sempre 2018, Riccardo sia entrato su consiglio di un amico in Amicopolis: ”nella presentazione del social network fatta da un agente di Amicopolis si specificava di poter ottenere circa 3 euro al giorno postando quanto di solito postiamo su gli altri noti social e che alla soglia di 300 euro si poteva richiedere un bonifico. Per farla semplice: Amicopolis guadagna dagli spazi pubblicitari; gli iscritti guadagnerebbero crediti ( polis ) acquistando i prodotti sponsorizzati. Amicopolis non paga né le ditte che hanno anticipato prodotti e spedizioni acquistati dagli iscritti, né gli iscritti che hanno raggiunto le 300 euro e né i dipendenti da mesi. Sono stato convinto, come socio della mia ditta, ad acquistare questi spazi pubblicitari, ho spedito gli articoli regolarmente ma, non solo non ci hanno pagati per oltre 10 mila euro ma, come abbiamo iniziato ad insistere, siamo stati prima bannati e poi minacciati”.
Ricevuto il sig Riccardo come Associazione, ci è sembrato d’obbligo approfondire la questione e riceviamo questa email: ”Amicopolis non ha più pagato nessun commerciante e nessun utente privato. A tutti coloro che si lamentano bloccano l’account. I loro promotori nel frattempo continuano l’attività di procacciatori d’affari. Nello specifico (per conoscenza diretta), il braccio destro del Sig Amico ha registrato la sua partita Iva bulgara in data 24/02/19. La mia ditta esige il pagamento di quanto ha esibito alla fine del mese di Settembre 2018 per intero! Noi i fornitori li abbiamo dovuti pagare con Euro veri non con fanta crediti. Sono 4 mesi che aspettiamo un pagamento che avrebbe dovuto concretizzarsi entro 30 gg”.
Perché tanta omertà se ci sono così tanti utenti ingannati?
”Io, per un commento stonato sono stato minacciato da un avvocato in malo modo. Tra gli utenti c’è il terrore di perdere i risparmi di una vita, per non parlare di chi ha chiesto un prestito per investire in Amicopolis. Conosco ditte finite sul lastrico”.
La storia non finisce qui anzi, si aggrava ulteriormente.
”La procacciatrice di Amicopolis solo ad agosto 2018 ha effettuato oltre 11.000 transazioni – sede legale in Romania e operativa in Liguria. Si insinua in tutti i gruppi degli utenti e dei venditori per cercare di convincerli che tutto andrà bene e di continuare ad investire perché è l’unica soluzione per rivedere i soldi. Tutte queste aziende in cui gravita la stessa appartengono alla DG DAIMONDS GROUP SRLS di Reggio Calabria. E’ assurdo con che presunzione si mostrino e si pubblicizzino con tutti i danni che hanno fatto e che stanno tutt’ora facendo a migliaia di persone”.
Parliamo di più persone ingannate, di minacce, di società aperte in luoghi sospetti.
Siamo entrati nel gruppo dei bannati da Amicopolis e la storia è sempre la stessa: mancati pagamenti, minacce, chiusura totale di qualunque comunicazione ma mai una querela contro chi li diffamerebbe a dimostrazione che sono nel torto?
L’unico ad essere finito in tribunale perché citata da Amicopolis l‘Aduc rea, secondo Amicopolis, di aver lasciato libero spazio, nel proprio forum pubblico, agli ingannati da Amicopolis: il tribunale ha dato ragione all’Aduc per un sacrosanto diritto di cronaca.
Come finirà questa storia?
La Guardia di Finanza ricevute le denunce ha iniziato le indagini sulla struttura piramidale segnalata dagli utenti rimasti coinvolti nell’inganno, ( gruppi su gruppi e società su società ), non resta che attendere però, si consiglia a tutte le persone coinvolte di non lasciarsi intimidire e di farsi avanti sporgendo denuncia o rivolgendosi ad una associazione per vedersi tutelati in ogni sede. Ad Amicopolis diciamo che, davanti a delle denunce presentate alla Guardia di Finanza e davanti a tante prove raccolte, (email, bonifici in entrata e in uscita, chat e screenshot) c’è poco da difendersi mandando minacce a destra e a manca ma solo di fare un passo indietro, pagare iscritti, ditte e dipendenti e chiedere scusa!
Invece continuano nella loro attività di procacciare utenti, nell’imbonire o minacciare chi chiede di essere pagato, nel dare appuntamenti mai rispettati a chi chiede un incontro urgente perché ingannato. Un chiaro esempio di come sia facile venir ingannati quando si è disperati, quando si cerca un modo facile di guadagnare qualche euro. Il web è pieno di questi inganni. Denunciate, sempre!