Adesioni deludenti, rigidità fiscale e comunicazione intimidatoria da parte dell’Agenzia delle Entrate.
“Il Concordato Preventivo Biennale, sebbene concepito come uno strumento per semplificare il rapporto tra fisco e contribuenti, ha incontrato diverse difficoltà nella sua implementazione, risultando in un’adesione inferiore alle aspettative. Le criticità segnalate evidenziano la necessità di una revisione delle modalità di attuazione e comunicazione per garantire maggiore trasparenza e fiducia nel sistema fiscale”. Lo sottolinea in una nota il Presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella dopo che la maggioranza ha chiesto al governo di estendere il Cpb anche per il biennio 2025/2026.
“Secondo i dati disponibili, su circa 4,5 milioni di potenziali beneficiari, solo 600.000 hanno aderito al CPB – fa presente Paccagnella – pari a circa il 13% del totale. In particolare, l’adesione è stata del 17% tra i soggetti ISA (Indici Sintetici di Affidabilità) e del 7% tra i contribuenti forfettari. Queste percentuali sono significativamente inferiori alle previsioni iniziali del governo, che stimava un gettito di circa 2 miliardi di euro, mentre le entrate effettive si attestano intorno a 1,6 miliardi di euro”.
Dopo la protesta con grandi striscioni nella città di Milano dei mesi scorsi, con la scritta Concordato Preventivo Biennale: non cadere nella trappola!” l’associazione dei contribuenti segnala inoltre le criticità segnalate da diverse associazioni di categoria e professionisti del settore che hanno evidenziato difficoltà “tra cui -segnala Paccagnella – le principali preoccupazioni riguardano la rigidità del sistema obbligando i contribuenti a versare importi anche in caso di calo delle entrate. Per non parlare della complessità burocratica per la gestione del Cpb aumentando il carico di lavoro per i professionisti e generando confusione tra i contribuenti e infine – conclude Paccagnella – le modalità di comunicazione adottate dall’Agenzia delle Entrate sono state percepite come poco chiare e, in alcuni casi, intimidatorie, con l’invio massivo di PEC che hanno generato preoccupazione tra i contribuenti”.
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