Intimazione di pagamento del valore di 469.415,02 mila euro notificata da Equitalia Sud SPA ad un contribuente romano datata settembre 2016 quando a marzo 2015 una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale annullava, elencando 10 diverse motivazioni, un’altra intimazione allo stesso contribuente e con lo stesso debito ma per euro 311.568,88. Federcontribuenti: ”per gli accademici sono solo errori che non vanno accentuati, per i contribuenti questi errori significano notti insonni e altri soldi per la difesa legale”. Spedite centinaia di cartelle esattoriali ai parlamentari, ”pagamento entro 5 giorni o esecuzione forzata”.
Il Fatto.
Con sentenza depositata il 9 marzo del 2015 il giudice annullava l’intimazione di pagamento con la quale Equitalia Sud spa invitava il contribuente a versare la somma di euro 311.568,88. Nel merito il giudice accoglieva le eccezioni avanzate dalla difesa del contribuente e tra i motivi della decisione maturata il giudice ricorda che ”le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato che la correttezza del procedimento di fzormazione della pretesa tributaria è assicurata mediante il rispetto di una sequenza ordinata secondo una progressione di determinati atti, con le relative notificazioni, allo scopo di rendere possibile un efficace esercizio del diritto alla difesa”. L’intimazione di pagamento è stata annullata nel 2015 proprio per i vizi procedurali perpetrati da Equitalia Sud con l’aggiunta della mancata allegazione della copia della cartella con relativa notifica, la mancata indicazione della modalità del calcolo degli interessi e l’intervenuta prescrizione citando l’articolo 2984 n.4 cc secondo cui la periodicità delle obbligazioni tributarie per la riscossione delle sanzioni pecuniarie si applica l’articolo 1 comma 1 lettera a del dl 472/97 ovvero la prescrizione quinquennale del credito. Inoltre, il giudice ha ritenuto che il concessionario oltre ad indicare il nominativo del responsabile del procedimento avrebbe dovuto dimostrare che la persona indicata negli atti sia anche titolare dei requisiti richiesti dalla legge.
Equitalia non si costituiva, ma, nel settembre 2016 notificava allo stesso contribuente una nuova intimazione di pagamento di importo pari a 469.415,02 euro.
La seconda intimazione.
A settembre 2016, a distanza di 18 mesi dalla sentenza depositata con l’annullamento dell’intimazione di cui sopra, Equitalia Sud spa e non Equitalia Servizi Riscossione come doveva essere dal primo luglio 2016, invia la nuova intimazione di pagamento con un importo calcolato alla data del 30 ottobre 2015, 7 mesi dopo la sentenza di annullamento e la notifica al contribuente quasi un anno dopo facendo crescere a dismisura interessi e compensi a tutto vantaggio di Equitalia. Scorrendo il dettaglio degli atti riportati nella intimazione troviamo il numero della cartella oggetto della sentenza con l’importo di 347.587,57 euro e non più di 311.568,88: in 7 mesi troviamo un incremento di euro 36 mila, solo di compensi di riscossione hanno aggiunto euro 28.698,81 mila.
Federcontribuenti.
”Più e più volte abbiamo evidenziato, documentando, gli abusi portati avanti dall’agente della riscossione, il problema fondamentale tra noi che evidenziamo e gli accademici che ci ascoltano è la mancanza, da parte di questi, di empatia. Discutono delle anomalie gravi a danno dei contribuenti come si discute del meteo al parco. Senza fretta, senza troppo interesse, addomesticati al pensiero che qualche testa, per il bene dello Stato, deve cadere”. Il futuro della riscossione è un argomento serio e questa volta non si potrà sbagliare in cambio di pochi euro da infilarsi in tasca. Occorre rivedere l’intero assetto fiscale prima e della riscossione poi ma, con l’urgenza di porre fine alle pendenze in corso che rischiano di falcidiare gli ultimi, onesti, contribuenti rimasti. ”La figura del contribuente è cambiata da quando è stato abolito il diritto al lavoro. Come sostenere tale castello fiscale, con imposte nazionali che si accavallano alle imposte regionali e comunali, senza stipendio regolare? O il fisco diventa stagionale come i lavori odierni o ben presto lo Stato non avrà più contribuenti da spennare”.