La bomba sociale ed economica è pronta a deflagrare. La decisione del governo di azzerare gli effetti del cosiddetto ‘superbonus’, al di là delle pur condivisibili preoccupazioni legate alle difficoltà finanziarie che attraversano il Paese, rischia di fare esplodere una bomba sociale ed economica gravissima, irragionevole e autolesionista.
La visione strabica governativa rinuncia a vedere i benefici complessivi di gettito fiscale, previdenziale e di stimolo all’economia apportate dal superbonus e documentate da decine di studi, facendo apparire il Governo incompetente o incapace su questa materia, mostrando addirittura una cecità complessiva rispetto alla necessaria visione e programmazione di azione di politica economica anche per gli scenari che si delineano assai preoccupanti. Sono ingiustificabili socialmente i motivi che sono alla base della determinazione dell’esecutivo, politicamente troppo condizionato da interessi particolari e senza visione di equità. Non possiamo non stigmatizzare che la platea di chi ne subirà le conseguenze delle irragionevoli scelte di blocco dei crediti fiscali è composta quasi esclusivamente dai più deboli socialmente, famiglie e imprese piccole e medie, che sono rimasti tutti intrappolati dal proditorio blocco della cessione dei crediti perpetrata dal Governo Draghi e perseguita in continuità con il Governo Meloni; scelta talmente ingiusta, scorretta, sleale con pesantissimo danno economico e sociale tale, da generare forti timori addirittura per la tenuta democratica del Paese.
L’inaffidabilità dello Stato ha raggiunto un limite intollerabile, poiché cambiando le regole in corso d’opera e creando un danno serio al paese, radica una complessiva sfiducia imprenditoriale e sociale, con grave danno di immagine e di reputazione, che è invece così necessaria sui mercati finanziari internazionali proprio per i debito pubblico da rifinanziare a rincarati tassi. Occorre anche notare la cecità del Governo difronte a evidenti importanti esempi internazionali, basti citare il programma IRA – Inflation Reduction Act – made in USA (approvato nel 2022 e di durata decennale), dotato di ben 500 miliardi di dollari e quasi esclusivamente finanziato con crediti fiscali, che già ha manifestato nel successivo anno dalla partenza effetti assai positivi, registrando ora il PIL USA una notevole performance positiva +4,9%, fondamentalmente spinto appunto da una oculata politica positiva sui crediti fiscali. Tornando in patria, non basta soltanto considerare i numeri delle imprese (60.000), dei lavoratori (963.000 direttamente impegnati), dei professionisti (15.000 quelli ufficialmente interessati dai relativi progetti) che partecipano alla formazione del ”capitolo superbonus”, ma come essi impattino su un tessuto sociale vastissimo tra i più deboli, che, considerando i nuclei familiari, conta non meno di cinque milioni di elettori, destinati – solo loro – a pagare la furbizia sleale di una azione governativa che si dimostra forte e cieca verso i deboli e ossequiosa ed imbelle verso i forti.
Esempi eclatanti di ossequio e imbellitudine sono i tentativi falliti di far contribuire al fisco le aziende energetiche e bancarie beneficiate da extra-guadagni derivanti non da capacità industriali ma da posizioni dominanti di rendita parassitaria. Le determinazioni del Governo, lo ripetiamo, sono inaccettabili perchè semplicisticamente contabili e ragioneristiche senza respiro di utile politica economica lungimirante, ricordiamo il piano decennale USA – IRA sopra citato, con un fardello di decisioni che continuerà a gravare per anni sullo scenario economico del Paese. Appare irragionevole ed autolesionista continuare a mortificare il settore edile anche in vista delle necessarie razionalizzazioni imposte comunitariamente, pena lo scotto e l’avvilimento del valore immobiliare che è storicamente il grande patrimonio nazionale diffuso tra i cittadini.
Dunque, a fronte di 237.127 immobili unifamiliari, 115.267 immobili funzionalmente indipendenti e 78.260 condomini, il ‘superbonus’ ha interessato oltre 1 milione di famiglie, che ora si ritrovano con in mano un patrimonio evaporato a causa delle decisioni di Stato, ovvero lavori non completati, disagi e sofferenze che ne conseguono, e le imprese intrappolate anch’esse in impegni economici ai quali difficilmente potranno fare fronte, con davanti il reale spetto del fallimento.
Come organizzazioni di rappresentanza e tutela del cittadino contribuente, chiediamo ragionevolezza ed equità. Per l’ennesima volta, ci appelliamo anche a questo governo affinchè ripensi sulla irragionevolezza e danno al Paese che le sue attuali scelte stanno arrecando, immediatamente dando respiro al settore ed al paese intrappolato nella garrota del blocco delle cessioni, imitando gli americani e formando e stimolando un mercato finanziario efficiente di scambio dei crediti fiscali. Urgentissimo prorogare i termini temporali delle scadenze in atto, e rimodulando l’istituto del ‘supebonus’, nell’interesse del Paese tutto. Noi, come associazioni competenti e connesse alla realtà economica e sociale del Paese siamo pronte e disponibili a collaborare. Rimaniamo in attesa di un cenno di ragionevolezza da parte del Governo e dei suoi esponenti.