Roma 10 Dicembre – La prassi operativa dell’ente nazionale per la riscossione ha raggiunto un punto di non ritorno, sollevando un grido d’allarme da parte delle piccole, medie e microimprese italiane. La Federcontribuenti denuncia un sistema di riscossione che, lungi dall’essere di supporto, si sta rivelando un vero e proprio strumento di sterminio aziendale, operando con modalità lesive e discutibili. “Un caso emblematico di una srl del padovano con scarsa esposizione debitoria – scrive Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti – cui è stato notificato un atto di pignoramento dei crediti verso terzi, direttamente presso il proprio istituto di credito, per un debito complessivo. L’aspetto più scandaloso risiede nella tempistica e nelle modalità: l’atto non è stato preceduto da un preavviso effettivo e tempestivo, impedendo di fatto all’azienda ogni possibilità di approntare una difesa o di attivare una trattativa preventiva. L’avviso tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) arriva in molti casi il giorno stesso o addirittura il giorno dopo il pignoramento, quando i conti bancari sono già bloccati”. “Il pignoramento dei conti correnti bancari, che blocca tutte le somme – si legge nella nota – crea una situazione insostenibile. Con il conto bloccato, l’azienda si trova nell’impossibilità di pagare utenze, affitti, fornitori e, cruciale, le retribuzioni ai dipendenti, paralizzando di fatto l’operatività. Il paradosso si amplifica quando l’azienda viene indirizzata verso la rateizzazione del debito: lo sblocco del conto viene suggerito solo dopo il pagamento della prima rata. La domanda è drammatica: come può l’azienda onorare la prima rata se il conto da cui prelevare è bloccato? Questo modus operandi non è solo vessatorio; è un cappio al collo per l’imprenditoria onesta in un periodo di congiuntura economica già difficile”. Chiediamo dunque, conclude, un “immediato intervento del Governo e del Parlamento per rivedere e riformare urgentemente i poteri e le procedure dell’ente di riscossione. I poteri acquisiti sollevano seri dubbi sulla loro legittimità costituzionale in relazione al diritto di impresa e alla tutela del lavoro”.
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