Dopo numerose segnalazioni, Federcontribuenti ha deciso di uscire allo scoperto per cercare di mettere in guardia più consumatori possibili, affinché non cadano nell’ennesima trappola di cui è disseminato il mondo delle multiproprietà. E lo fa, raccontando il caso di Mario Rossi – ovviamente il nome, per questioni di tutela della privacy è inventato – che costituisce il tipico esempio di quel che succede quando squilla il telefono e qualcuno vi dice che avete vinto una settimana di vacanza.
Ci scrive Mario:
“Nell’ottobre del 2009, venivo contattato telefonicamente da una certa Aida della Rubino s.r.l, una società proprietaria di Certificati di Associazione rilasciati da un’ Entità fiduciaria, che mi diceva sostanzialmente che avevo vinto una settimana di vacanza.
Nonostante un mio iniziale diniego a farmi coinvolgere, a seguito delle sue insistenze e garanzie che dietro non c’era nessun tentativo di vendita, accetto di partecipare ad un appuntamento organizzato presso un Hotel vicino alla mia città. All’incontro erano presenti parecchie persone e circa una ventina di funzionari. Lì conosco una certa Maria Grazia la quale invece, inizia la sua opera di convincimento per farmi acquistare un certificato che mi dava il diritto fino al 2053 di godere per una settimana all’anno di un appartamento, il tutto per 13.900 euro, pagabili in comode rate. Dico che la cosa non mi convince, che ci voglio pensare, a quel punto la donna chiama un suo superiore, il quale mi avverte che l’offerta è valida solo per quella sera (il giorno dopo sarebbe costata 21.400 euro) e che inoltre mi veniva regalato un soggiorno di due settimane in Sardegna per due persone e, cosa che mi convince ad accettare, che il primo pagamento sarebbe avvenuto dopo la prima vacanza e che avrei comunque mantenuto l’opzione di uscire dal circuito dopo il 12° mese, senza spese aggiuntive. Non faccio tempo a firmare che sono già pentito, ma ormai è troppo tardi. Così, nel successivo incontro programmato con un funzionario al fine di redarre la pratica amministrativa, dico subito che ho intenzione di recedere dal contratto. La funzionaria, una certa Anna, mi dice che per farlo devo pagare 475 euro, e quindi dopo una successiva telefonata al suo superiore, mi spiega come poter uscire dal circuito senza spendere tanto. Annulla così il precedente contratto e ne stila un altro, da 8000 euro pagabili in 84 rate da 153,25 euro, aggiungendo anche sullo stesso contratto che le prime 6 rate sarebbero state anticipate dall’azienda, le spese di gestione 2009-2010 erano in omaggio e che sarei potuto uscire con una semplice telefonata dopo 6 mesi e senza alcuna spesa. Nella speranza di risparmiare, accetto. In realtà devo sborsare subito 250 euro per le spese di amministrazione e gestione del contratto. Il giorno dopo, comunque, spedisco tutti i miei dati occorrenti per il finanziamento: busta paga, cud, iban ecc. Qualche tempo dopo, la stessa Anna, mi chiama e mi dice che dato che non figuro negli archivi di nessuna società di finanziamento, avrei dovuto fare almeno un acquisto a rate ed attendere qualche mese in modo che la finanziaria potesse inserirmi nei propri archivi come utente affidabile. Mi reco quindi, in un famoso Megastore, ad acquistare un televisore a rate. E arriviamo all’aprile 2010, in cui mi chiama un certo Simone dicendomi che Anna era all’estero con un altro incarico e che da lì in avanti, sarebbe stato lui a portare avanti la mia pratica. Mi richiede tutta la documentazione, solo che nel frattempo, essendo stato licenziato, causa trasferimento all’estero della ditta in cui lavoravo, sono disoccupato e quindi senza busta paga. Decidiamo di fissare un appuntamento per il 24 aprile per incontrarci e discutere su come risolvere la faccenda. In questo incontro, dato che il pagamento con la finanziaria non era più possibile, mi lascio convincere a firmare 40 effetti da 200 euro, prima rata da febbraio 2011, e a pagare 150 euro in bolli da apporre alle cambiali. A quel punto, per la prima volta, inizio a preoccuparmi, ma mi viene detto che dal 1° settembre, tramite la spedizione di una raccomandata alla Rubino srl (che mi viene scritta dallo stesso agente), sarei uscito dal circuito, visto che lui avrebbe rivenduto il mio certificato addirittura ad un prezzo superiore (visto che io lo avevo acquistato ad un prezzo promozionale) e che ci saremmo incontrati di nuovo per la restituzione dei miei effetti ed anche dei soldi per i bolli. Dopo qualche settimana da quell’incontro, non avendo più sue notizie, comincio a telefonargli per chiedergli la restituzione delle cambiali, ma per una scusa o l’altra questo non avviene mai. Quando poi, la raccomandata che ho spedito alla Rubino Srl mi torna indietro con scritto DESTINATARIO TRASFERITO, il sospetto di essere caduto in una trappola si fa certezza.. Nel frattempo, tramite altre persone raggirate come me e conosciute in Internet, riesco a riavere il nuovo numero di Simone (perché a quello precedente risultava irreperibile) e nelle rare volte in cui riesco a sentirlo, mi dice di rispedirgli la raccomandata allo stesso indirizzo, che adesso l’avrebbe ricevuta, e così è stato. Nell’ultima telefonata, visto che io insistevo con lui per il recesso o l’annullamento del contratto e ribadivo che non avevo ancora ricevuto il certificato mi chiese per quale motivo allora avessi spedito la raccomandata per la rivendita della mia quota. Quando ho fatto presente che per risolvere la questione sarei stato pronto ad un eventuale querela, mi ha detto che lui aveva pronta già la contro-querela. A questo punto ho deciso di rivolgermi a Federcontribuenti”.
Questa la storia di Mario. In realtà, il contratto di compravendita della Rubino srl (che prima si chiamava Gold Crown srl, e sicuramente più avanti si chiamerà ancora in modo diverso… tanto c’è sempre dietro lo stesso amministratore, una figura che noi di Federcontribuenti conosciamo bene) è sicuramente annullabile per le clausole vessatorie riportate sul contratto di vendita, laddove all’art.9, riguardante proprio il recesso da tale contratto, dice che per farlo, bisogna, entro 10 giorni lavorativi, spedire, a mezzo lettera raccomandata, la richiesta di recesso pagando però 475 euro per le spese sostenute per la redazione del contratto. Questo è contro la legge. In realtà come dice il Nuovo Codice del Consumo, all’art 73, il diritto di recesso, se correttamente fatto valere entro dieci giorni lavorativi dalla stipulazione del contratto, non prevede nessuna penalità, cosa che evidentemente è rappresentata dalla somma di 475 euro richiesta dalla Rubino srl per poter esercitare tale diritto. Ecco perché Federcontribuenti, tramite i propri avvocati, sosterrà Mario nella sua causa contro la Rubino srl.