”Non e’ vero che le multiproprieta’ hanno ripreso sul mercato, e’ vero invece che molti stanno vendendo il che non vuol dire che automaticamente c’e’ chi acquista. I proprietari delle multiproprieta’ stanno cercando di vendere le loro porzioni proprio perche’ vogliono liberarsi in fretta, causa gli enormi costi fissi oltre le spese ordinarie e straordinarie per mantenere le strutture efficienti e moderne”. Federcontribuenti torna sul problema delle multiproprieta’ e sull’ aumento degli annunci delle vendite del 400% dalla pandemia fino ai giorni nostri sottolineando come ”la multiproprietà è costa dai 10 ai 25 mila euro; ogni anno si versano quote che vanno da 400 euro per una settimana fino a 1000 e raddoppiano se le settimane in possesso sono due o triplicano e via dicendo. Poi si scopre che spesso le società a cui si versano i soldi per gestire tutto il residence, quindi anche la tua quota, ha gestito male e ora il buco nel bilancio è grande quanto il buco dell’ozono e cosa succede?”, si chiede Federcontribuenti che spiega l’iter: “Prima mandano lettere bonarie dove snocciolano l’elenco dei debiti e invitano i proprietari a versare una quota extra di 5 mila euro come fondo cassa, poi se non paghi partono le ingiunzioni di pagamento fino al pignoramento vero e proprio e non è che ti pignorano la quota ma lo stipendio, la pensione, vogliono soldi veri”. Guardando dentro i bilanci di queste società di gestione, fa presente Federcontribuenti ”si scopre che a non versare mai un euro sono state altre società che affittavano o vendevano le stesse multiproprietà gestite dalla società madre, alcune fallite da anni, altre no ma continuano a non pagare: vere e proprie scateole cinesi”. Trent’anni fa – ricorda Federcontribuenti – le multiproprietà erano vendute come investimento ad alto profitto In alcuni casi la multiproprietà veniva addirittura presentata come uno status symbol che permetteva di accedere a circuiti esclusivi. A fine millennio, si stimavano 230mila famiglie italiane con almeno una multiproprietà in Italia o all’estero, complessivamente avevano acquistato almeno 700mila settimane. ”All’inizio del nuovo millennio – rileva Federcontribuenti – molti si erano pentiti dell’investimento. E questo vale soprattutto per chi aveva investito all’estero: non avevano acquisito una quota di proprietà di un immobile, ma un semplice diritto d’uso con una durata di 50 o 99 anni. In questa situazione si sono trovati circa 90mila dei 230mila investitori, quasi tutti hanno provato a permutare la proprietà all’estero con una in Italia. Nella maggior parte dei casi è stato un tentativo inutile”.