Federcontribuenti denuncia l’iniquità del sistema Enasarco e presenta ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
“Non è previdenza. È ricatto”. Con queste parole Federcontribuenti annuncia la presentazione di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano, reo – secondo l’associazione – di aver tollerato per decenni un sistema previdenziale iniquo e vessatorio come quello Enasarco. Il caso riguarda migliaia di lavoratori, in particolare Agenti di Commercio e Promotori Finanziari, costretti a versare contributi obbligatori all’Ente per almeno cinque anni, pena la perdita totale di quanto versato. Una condizione che ha trasformato la previdenza integrativa in un meccanismo punitivo, che colpisce chi decide – o è costretto – a cambiare lavoro, privandolo di ogni diritto e lasciandolo senza tutele. Si tratta di un sistema che viola apertamente il diritto alla libertà lavorativa e alla sicurezza sociale, dichiara Federcontribuenti, che da anni porta avanti questa battaglia. Dopo aver percorso tutte le vie istituzionali – presentando istanze, sollecitazioni e proposte di modifica – l’associazione ha scelto di rivolgersi a Strasburgo. L’Italia, afferma, ha scelto il silenzio. Le istituzioni hanno ignorato ogni appello e lasciato nel limbo contributivo migliaia di cittadini, abbandonandoli in una zona grigia priva di assistenza, solidarietà e prospettive.
Al centro del ricorso c’è il paradosso giuridico della natura di Enasarco. Secondo l’articolo 29 della legge 613 del 1966, l’Ente dovrebbe fungere da fondo integrativo della previdenza obbligatoria gestita dall’INPS. In realtà, opera come una struttura autonoma, scollegata dalle regole generali e immune da qualsiasi meccanismo di salvaguardia. Il risultato è un’anomalia che genera profonde diseguaglianze: chi ha versato per anni senza raggiungere i fatidici cinque, perde tutto. Nessuna pensione. Nessuna restituzione. Nessun riconoscimento. Una stortura che, secondo Federcontribuenti, colpisce in modo particolare i lavoratori più fragili: chi si ammala, chi è costretto a cambiare carriera, chi si trova in età avanzata e non riesce a rientrare nel mercato. Enasarco – afferma l’associazione – si è trasformata da Ente di Assistenza a ente di esclusione. E lo Stato italiano ha permesso che accadesse. Con il ricorso presentato alla CEDU, Federcontribuenti chiede che venga riconosciuta la violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla previdenza e alla libertà professionale, sanciti dalla Convenzione europea. L’obiettivo è ottenere una condanna formale dello Stato italiano e sollecitare una riforma profonda e strutturale del sistema. La battaglia è anche – e soprattutto – per i cosiddetti “Silenti”, i contribuenti dimenticati da tutto e da tutti. Non sono numeri: sono persone che hanno lavorato, versato e creduto in un sistema che ha voltato loro le spalle. Cittadini italiani cui Federcontribuenti intende restituire voce e un diritto che non dovrebbe mai essere negato: quello a una previdenza giusta, equa, proporzionata.
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