”La protesta degli operatori della Sanità pubblica, sbrigativamente etichettata come soltanto salariale, è stata l’immagine fedele dello sfascio in cui sta progressivamente cadendo un settore cruciale per un Paese come il nostro, con un bassissimo tasso di natalità e con il costante processo di invecchiamento della popolazione”.
Lo afferma, in una dichiarazione, Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, per il quale le manifestazioni di protesta degli operatori sanitari sono soltanto ”il picco di una situazione critica che, incancrenitasi negli ultimi anni, sta portando l’intero sistema verso il tracollo, davanti al quale occorre una politica molto più incisiva di quella portata avanti dagli ultimi governi. Le responsabilità non sono, quindi, solo del governo in carica, ma anche di quelli precedenti che hanno pensato, sbagliando, che distribuire fondi a pioggia senza un progetto d’insieme, di largo respiro e di lungo periodo, ha, nella sostanza, fatto solo il gioco del privato, che oggi si ingrassa grazie alle falle del Sistema sanitario nazionale. Basti solo pensare alla liste di attesa, alle quali il governo pensa forse di porre rimedio aumentando il monte straordinari, che però graverà sul personale attualmente in servizio che, stante gli attuali organici, è allo stremo, decimato da dimissioni e pensionamenti. Più straordinari non servono se non si pensa a ridisegnare gli organici sulla base del rapporto operatori-pazienti e non su quelli di cassa”.
I numeri, aggiunge Paccagnella, sono drammaticamente impietosi. Nel 2020 su dieci nuovi ospedali inaugurati solo uno era inserito nel Sistema sanitario nazionale. Parlando poi di spesa sanitaria pubblica, lo scorso anno è stata pari al 6,8% del Pil, cioè sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media europea. Anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2022 è impietosamente dietro la media Ocse: 3.255 dollari rispetto a 3.899 dollari. ”Cosa ci vuole ancora – conclude Paccagnella – per capire che occorre una inversione di tendenza immediata?”.