Roma, 18 agosto – “Il 40,56% di tutte le scuole italiane sono state costruite oltre 60 anni fa e non sappiamo ad oggi quante di queste scuole sono antisismiche e quanti soldi sono stati stanziati oltre ai 145 milioni di 10 anni fa agli enti locali per le verifiche di vulnerabilità e la progettazione di eventuali interventi di adeguamento nelle scuole che si trovano in particolare all’interno delle zone sismiche. Una inezia”. Lo scrive in una nota Federcontribuenti, riportando uno studio del Comitato Tecnico Scientifico in collaborazione con Claudio Del Medico Fasano, presidente della Ecowall Europe di Udine, uno dei massimi esperti in costruzioni antisismiche in bioedilizia, già presidente di Ecoschool Italia.
“In Italia – spiega Fasano – sono 60mila le scuole, la maggior parte asili nido e materne, totalmente da ristrutturare e da adeguare ai parametri europei di ricostruzione con materiali non inquinanti. Meglio investire i soldi del Pnrr in nuovi plessi scolastici totalmente ecologici con interventi degli enti locali”. Nella nota si ricorda, inoltre, che “il 10 per cento dell’inquinamento degli edifici statici, quindi anche i plessi scolastici, proviene dal gas radon che colpisce soprattutto le persone che vivono all’interno. Quasi due scuole su dieci nel nord Italia – rileva Fasano – sono state chiuse per la presenza del radon e di altri inquinanti; nel centro Italia, compresa Roma e i Castelli Romani, l’inquinamento da gas radon e da materiale da costruzione ormai obsoleto ha comportato la chiusura o parziale chiusura di alcune scuole”.
Federcontribuenti e Fasano ricordano come “il protocollo di Kyoto fu chiaro su questo argomento: la salute dei nostri figli deve iniziare dalle scuole, dove passano la maggior parte del loro tempo. La massiccia presenza di cemento e suoi derivati nella costruzione di edifici – concludono – sono superati in molti paesi europei e nordamericani. Meglio costruire le scuole con materiali antinquinanti e antisismici contribuendo anche all’abbattimento atmosferico nei centri abitati”.
Alla luce di questi dati allarmanti, è urgente ripensare il ruolo delle scuole non solo come luoghi di istruzione, ma come presìdi di sicurezza e coesione sociale. Pensare che le scuole dovrebbero essere il luogo più sicuro come punto di ritrovo della comunità in caso di cataclismi non è un’utopia, ma una necessità strategica. In un Paese ad alto rischio sismico e ambientale, gli edifici scolastici dovrebbero rappresentare il primo baluardo di protezione civile, costruiti e mantenuti con criteri antisismici, ecologici e salubri. Investire nella loro riqualificazione significa investire nel futuro, nella resilienza e nella dignità delle comunità locali.
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