5,5 milioni sono i pensionati penalizzati dal provvedimento dall’ultimo governo. Federcontribuenti: ”almeno 30 anni di spot pubblicitari sulla pelle dei pensionati usati come bancomat da tutti i governi. Le pensioni non andrebbero mai toccate se non al rialzo. Soprattutto quei pensionati che hanno versato 40 anni di contributi e che da 20 anni sono perseguitati dallo Stato, pur avendo versato per tutta la vita lavorativa ogni sorta di tassa. Anche il governo del cambiamento ha scelto prima la sella e poi il cavallo”. I pensionati hanno perduto l’11% della capacità di acquisto. Il 42% degli italiani continua a dichiarare redditi bassi o nulla
Le pensioni erogate al 1° gennaio 2019 sono 17.827.676, di cui 13.867.818 di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e le restanti 3.959.858 di natura assistenziale.
Il 61,3% delle pensioni, infine, ha un importo inferiore a 750 euro. Solo il 44% ha beneficiato di una integrazione.
Il primo dovere per il governo del cambiamento sarebbe dovuto essere quello di portare tutte le pensioni più basse a un livello pari alla soglia di povertà; ”la famosa integrazione per ora ha discriminato oltre 2.500 mila pensionati minimi. Continuano ad esserci pensioni al di sotto dei 780 euro anche tra chi ha versato 40 anni di contributi”.
Pensione tagliata a chi paga le tasse.
Al di là delle polemiche e propagande politiche agli italiani va detto che le tasse sono alte perché solo il 58% le versa! Infatti guardando alle ultime dichiarazioni dei redditi il 42,29% delle famiglie italiane non ha reddito e quindi non versa un euro di tasse. Addirittura le prime due fasce (fino a 15mila euro) sono 18.622.308, pari al 45,19% del totale e pagano solo il 2,62% di tutta l’Irpef . 27,331 milioni di abitanti, considerando anche le detrazioni, pagano solo 157,9 euro l’anno di IRPEF: ”chi finanzierà i futuri pensionati se di anno in anno calano i contribuenti? Da un lato abbiamo un 58% – pensionati, lavoratori con busta paga e piccoli imprenditori – che versano il totale di tutto il welfare con una imposizione fiscale tra le più alte di Europa, dall’altro lato chi evade sistematicamente”. Non solo questo 58% di sopravvissuti contribuenti versa tutte le tasse, ma non ha alcun beneficio sostenendo anche la spesa sanitaria. ”Il Governo deve scandagliare questi 36 milioni di abitanti che vivono senza reddito. Una politica fiscale che incentivi l’emersione attraverso modalità semplici e convenienti per chi compra e per chi vende. La fattura e lo scontrino devono essere detraibili, un esempio potrebbe essere il rimborso Iva previsto per gli autonomi, in maniera tale da incentivare la richiesta stessa della fattura. Due pesi e due misure in una politica che insiste nel non diventare equa”.
Soldi regalati all’estero.
”L’Inps ci dice che, le pensioni versate all’estero nel 2018 sono costate oltre oltre un miliardo di euro e sono state erogate a circa 400 mila persone in 160 Paesi, con vitalizi record a chi si è trasferito a Cipro e negli Emirati Arabi, ma anche in Portogallo, Bulgaria e Canarie”.
Ora il governo punta a portare indietro i pensionati emigrati.
Il recente provvedimento dell’Agenzia delle entrate, rende operativa la previsione presente nell’articolo 24 ter della legge finanziaria che permette una tassazione del 7% per cinque anni ai titolari di redditi da pensione di fonte estera che trasferiscono la loro residenza in un piccolo comune (meno di 20 mila abitanti) delle regioni meridionali. A ispirare la misura è il successo della normativa portoghese che prevede l’esenzione da imposte per dieci anni con il regime speciale per
i cosiddetti «Residenti non abituali». Tale misura ha permesso a molti italiani di percepire una
pensione lorda in Portogallo, avendo a disposizione il 26% in più di reddito netto da spendere
per la vita quotidiana. ”Anche qui l’iniquità; chi è fuggito all’estero per godersi una pensione senza tasse non è di certo uno sprovveduto anzi, e allora perché non tutelare i pensionati che vivono e spendono in Italia? Pensioni portate al livello del caro vita significherebbero un taglio al welfare e maggiori consumi”.