Dopo un incubo giudiziario lungo 38 anni, con 50 procedimenti penali e civili a Bari, Roma, Potenza, Taranto e Perugia, un paio di assoluzioni, sentenze favorevoli di vario genere, finanche in Cassazione, Martino Scialpi ci ha lasciati. L’avvocato Guglielmo Boccia: ”in questi giorni ho ricevuto i figli del compianto, i quali mi hanno rinnovato la massima fiducia nell’attività giudiziaria ed extra giudiziaria da me condotta in questi anni. Un motivo di grande orgoglio, nonché di privilegio, considerando il valore morale che oggi più che mai caratterizza il proseguimento della battaglia intrapresa in questi 38 anni dal Sig. Scialpi”. Federcontribuenti: ”il Coni, ente pubblico, ha speso molto più per negare il 13 – autenticato – a Martino Scialpi”.
È morto a 67 anni lo scorso 8 giugno. Quaranta anni li ha trascorsi rincorrendo la giustizia instaurando un infinito braccio di ferro con lo Stato in un moto perpetuo di contenziosi e procedimenti nei tribunali. Nel 1981 aveva fatto tredici al totocalcio, un miliardo, tre milioni e 51 mila lire. Inizialmente il Coni non riconosce la matrice e Scialpi subisce un processo perché accusato di aver truffato lo Stato. Ma nel 1987 veniva assolto e la sua vincita autenticata: pur non negando l’autenticità della schedina, il Ministero delle Finanze e il Coni si sono sempre rifiutati di pagare. Nel 2016 un tribunale iscriveva nel registro degli indagati 36 persone per abuso d’ufficio, tra cui i vari presidenti del Coni che si sono succeduti in oltre 30 anni di cause, 11 magistrati dei tribunali di Taranto, Bari e Roma, ufficiali della Guardia di Finanza, un dirigente dell’Azienda Monopoli di Stato e alcuni avvocati del foro di Roma, di Taranto e dell’Avvocatura dello Stato.
Ma la battaglia non finisce con l’addio di Martino Scialpi.
La novità importante è che anche sua figlia, l’Avv. Antonella Scialpi interverrà negli atti giudiziari come codifensore, sia per una questione di carattere morale, perché è giusto che la controparte sappia che un membro della famiglia Scialpi continuerà l’opera e sia per un obbligo giuridico che adesso darà continuità all’azione intrapresa da Martino Scialpi, attraverso sua figlia.
Inoltre, gli eredi del Sig. Scialpi vogliono che il Coni, la Società di Sport e salute sappiano che non si arrenderanno mai, in quanto ritengono tali Istituzioni responsabili moralmente della morte del proprio padre, imputando il suo decesso al malessere provocato dalle continue ingiustizie subite in questi anni, solo per avere difeso – sempre riponendo massima fiducia nei magistrati e nella giustizia – un diritto acclarato, avendo in mano la schedina originale di quella fatidica vincita del 1981.
Conclude Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti: ”abbiamo ricevuto mesi fa una richiesta di aiuto da Martino Scialpi che abbiamo subito accolto e che non abbandoneremo. In Italia la Giustizia resta un tema centrale da affrontare al più presto, poiché è inutile tergiversare o fingere di non vedere la metastasi dentro il cuore pulsante di ogni Stato democratico. Quella parte deviata che pilota, depista, archivia, distrugge filoni giudiziari appoggiando appunto quella maledetta metastasi che ci rende troppo lenti nel riconoscere diritti e giustizia e, con un notevole e improprio esborso di denaro pubblico verso il quale qualcuno, prima o poi, dovrà rispondere e pagarne le conseguenze”.
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