Il protocollo Basilea III come le ”idee fiscali ” della UE, non solo devono attendere, ma vanno riviste. Ci stiamo giocando oltre la nostra credibilità, il nostro futuro e dobbiamo avere il tempo per risolvere i nostri problemi nazionali. L’impegno assunto dalle banche europee e quindi anche da quelle italiane è fuori la portata di gran parte dei Paesi europei. Una delle conseguenze dirette degli accordi sui requisiti minimi di capitale, noto come Basilea II, in base al quale le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitale proporzionate al rischio assunto è il credit crunch. All’appello per Basilea III mancano oltre 112 miliardi di euro. Quali altri sacrifici chiedere ai cittadini? Questi trattati da chi son stati scritti e sanciti considerando che gran parte dei Paesi Ue hanno problemi nel rispettarli? Da non dimenticare che tra i motivi di chiusura del credito a famiglie e PMI è la mancanza di garanzia di pagamento. Un precario che garanzie potrà mai dare ad una banca? E se stiamo affossando il principio del posto fisso, senza tutelare il lavoro flessibile, di cosa parliamo?
Anche di questo si dovrà occupare il governo nascente, della difesa dei cittadini italiani in sede europea. Il dovere morale deve precedere la rivalsa politica adesso e la giusta battaglia contro lo spreco della pubblica amministrazione non deve impedirci di adoperarci per salvare il salvabile. Adesso va data una risposta al Paese e all’Europa, bisogna disegnare la rotta capace di traghettarci fuori da questa tempesta economica. Oltre 4 milioni di famiglie italiane non giungono a fine mese, nei casi più gravi si arriva al distacco dell’acqua e della luce e infine lo sfratto. Aumentano i casi dove chi ha quel poco da difendere, come una casa, la vende o la cede con diritto di usufrutto per non darla alle banche o a Equitalia; come di coloro che si improvvisano ladri nei supermercati per sfamare i figli. La questione europea va quindi momentaneamente congelata per dar vita alle prime riforme necessarie: riforma del sistema bancario, riforma fiscale e riforma del sistema della riscossione. Abbiamo intere categorie di lavoratori in ginocchio, dagli artigiani, ai commercianti, agli operai specializzati. Gli esodati, gli operatori del 118, una sanità al tracollo, regioni a rischio fallimento e infine il rischio di non poter più erogare, gli stipendi pubblici. Adesso dobbiamo essere lucidi e razionali.