Esattamente 50 anni fa in Italia il prelievo fiscale era pari al 24,66% del Prodotto Interno Lordo. Nel 2000 si sfonda il muro del 40% fino al 57% nel 2018 che sale al 70% in caso di libero professionista con famiglia. Federcontribuenti: ”i conti pubblici sono fuori controllo e dopo l’IVA ci sarà la patrimoniale. Siamo tutti molto stanchi di lavorare per uno Stato che continua a mortificare i redditi di chi lavora senza riconoscere il controvalore di quanto gli versiamo in termini di sicurezza, diritto allo studio, alla salute, trasporti pubblici e giustizia civile e politica”. Ogni contribuente versa ogni anno allo Stato circa 8 mila euro e in caso di libero professionista la cifra raddoppia. IRPEF e IVA valgono 500 miliardi di euro. Imu e Tasi per 21 miliardi; le tasse sull’energia elettrica valgono 14,4 miliardi di euro. E le entrate per lo Stato non finiscono qui”.
L’IVA è una tassa sui poveri e come sempre si caricano le promesse elettorali sulla tassazione indiretta. E l’IVA scatterà anche ”sulle entrate tributarie con introiti pari a 23 miliardi di euro. Le imposte indirette in rapporto al Pil crescono del 14,5% nel 2019 al 15,6%”.
Intanto il governo giallo verde rassicura sugli effetti di Quota 100 più RDC parlando di un risparmio monetario che in effetti non esiste, ”che RdC e quota 100 non costino quel che si pensava non vuol dire che generino risparmi. Ricordiamo che l’intera manovra è a debito”.
Nel DEF 2019 il Governo confermava l’intenzione di procedere alla riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese sul solco della riforma delle imposte sui redditi a favore dei ceti medi. ”Sempre più l’Irpef da imposta generale sui redditi delle persone fisiche (con le relative addizionali) si è trasformata prevalentemente in un prelievo sui redditi di lavoro dipendente e di pensione. Ciò, unito all’elevato carico contributivo sul lavoro, ha concorso a rendere il nostro sistema produttivo sempre meno competitivo, compromettendo la crescita”.
Federcontribuenti senza sosta acclama una riforma del sistema fiscale fermo agli anni 70: ”una riforma articolata con due aliquote, con un adeguato sistema di deduzioni per una migliore salvaguardia del principio costituzionale della progressività.”
Se il carro resta davanti ai buoi.
”Fin quando metteremo davanti alla cittadinanza i costi dello Stato e degli Enti che ci ruotano intorno senza praticare indagini in merito ai costi che sosteniamo questo Stato resterà uno Stato ingiusto che costringerà i suoi cittadini alla schiavitù fiscale”.
Il DEF indica 171,8 miliardi la spesa per redditi da lavoro ”deriva dall’allargamento del perimetro delle pubbliche amministrazioni disposto in sede Eurostat, con l’ingresso nel settore di
nuove categorie di enti e in particolare di Rete ferroviaria italiana, delle Ferrovie nord, di
numerose società finanziarie regionali e di Invitalia. ”Nel caos di queste continue operazioni di riordino del settore pubblico si rende difficile l’effettuazione di raffronti in tempo reale della spesa di personale e, fintanto che le nuove amministrazioni non comunicheranno i dati relativi al proprio personale, non sapremo il costo totale”.
Misure urgenti.
”Fermare il reddito di cittadinanza e assumere i disoccupati con regolare contratto che assicurerebbe un rientro in termini di tasse. Abbiamo giardini da pulire, aree da bonificare, strade da rifare, parchi da tutelare in un grande discorso di decoro pubblico. Dare in concessione i capannoni in disuso a costo zero se riqualificati per aprire nuove fabbriche dove assumere personale con regolare contratto e a salario minimo determinato per Legge. La Quota 100 deve prevedere tante assunzioni in cambio di tante uscite, altrimenti diventerebbe una misura inutile e dannosa. Poi istituire un pool di magistrati liberi di indagare e perseguire quei dirigenti pubblici impiegati nei punti nevralgici come sanità e ciclo dei rifiuti e delle acque. Occorre un chiaro segnale rivoluzionario per evitare misure cautelari a danno della fascia più povera di Italia con una forbice che si allarga e non diminuisce”.