In nove mesi la Shernon ha maturato 90 milioni di debiti di cui 67 verso fornitori e 8 di oneri previdenziali accumulando perdite al ritmo di 5 milioni al mese. Federcontribuenti: ”da subito la Shernon Holding si è dimostrata un bluff. Possibile che al Mise prima dell’acquisizione non se ne siano resi conto? Chi sapeva? Cosa ne sarà dei dipendenti e dei consumatori?”
19 Marzo 2019. Il portavoce alla Camera del M5s Luca Sut interrogava per via parlamentare i Ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, ”al fine di favorire la riapertura del tavolo di crisi e mantenere alta la guardia nella tutela dei lavoratori ceduti dall’ex Mercatone Uno alla Shernon Holding”. La Shernon Holding aveva messo sul piatto 25 milioni di investimenti e il raddoppio dei ricavi entro il 2022 e che i dipendenti erano il vero patrimonio aziendale e assicurava che la sede a Malta era “legata alla volontà di portare il business di Mercatone uno oltre i confini nazionali, una volta completato il rilancio in Italia”. Dalla sede maltese si passa ad una srl con 10mila euro di capitale e sede a Padova presso l’abitazione del socio di Rigoni.
Federcontribuenti: ” nelle settimane scorse il curatore del fallimento Marco Angelo Russo informava il pm Roberto Fontana, che a seguito dell’assenza di accesso al credito bancario la società si è finanziata “omettendo il pagamento degli oneri previdenziali e tributari per 8,7 milioni di euro trattenendo gli acconti sugli ordini da evadere per 3,8 milioni. Ipotezziamo tutta una manovra con lo scopo di prendere tempo e far sparire quanto più denaro possibile prima del crollo definitivo”.
Negligenza o incapacità?
”Già da fine anno 2018 la merce scarseggiava. A gennaio 2019 la Sherman comunicava al ministero del Lavoro l’intenzione di chiedere la cassa integrazione straordinaria; a febbraio 2019 la Star Alliance è uscita di scena e il controllo è passato alla Maiora invest srl, sede a Padova, 10mila euro di capitale. A marzo i sindacati denunciavano come i punti vendita risultassero sprovvisti di merce e la stessa non veniva più consegnata sebbene già venduta e pagata dai consumatori. Aprile 2019, Rigoni – senza informare i rappresentanti dei lavoratori – ha chiesto al tribunale di Milano il concordato preventivo. Il Tribunale comprendendo la situazione rimanda tutto all’amministrazione straordinaria”. E I dipendenti? I fornitori e I consumatori?
Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti: ”intanto ci auguriamo che su questa infamia se ne occupi anche la magistratura, poichè tutta la procedura è viziata da pesanti sospetti; per i dipendenti sarà il Mise a farsi carico di tutelarli anche dal punto di vista reddituale mentre, fornitori e consumatori possono contare su strumenti legali per riavere indietro i propri soldi e bloccare eventuali finanziarie”.