Scatta l’aumento per gli interessi di mora. Dal prossimo 1° maggio pagare in ritardo una cartella esattoriale costerà di più passando dal 4,5504% al 5,2233 per cento. Il nuovo tasso degli interessi è stato deciso con un provvedimento del 4 marzo 2013 del direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Il provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate è previsto dall’articolo 30 del decreto sulla riscossione: il Dpr 29 settembre 1973, n. 602 stabilisce infatti che, decorso inutilmente il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella, sulle somme iscritte a ruolo si applicano, a partire dalla data della notifica della cartella e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora al tasso determinato annualmente con riguardo alla media dei tassi bancari attivi. Nelle “motivazioni” del provvedimento si legge che, dopo avere interessato la Banca d’Italia, è stata stimata nella misura del 5,2233% la media dei tassi bancari attivi con riferimento al periodo dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012. Si registrano circa otto suicidi al giorno per la crisi economica, la tensione sociale è al culmine, la stretta creditizia accentua la sua morsa e le prossime scadenze fiscali, come il nuovo acconto Imu, rischiano di far precipitare ulteriormente la situazione. La proporzione tra tasse pagate e servizi goduti è crollata, si paga quindi senza usufruire di nessun servizio utile. Il denaro perde ogni giorno il suo potere di acquisto mettendo in crisi soprattutto i monoreddito e chi, anche godendo di due stipendi, non mette insieme 1.600 euro. L’aumento, quindi, degli interessi di mora ci appare come un ulteriore istigazione, provocazione, da parte di un gruppo di uomini incuranti delle gravi conseguenze che il loro poco scrupoloso agire produrrà nella società civile. Nel frattempo, le numerose proposte legislative per ripristinare un minimo di giustizia sociale, per risollevare l’economia nazionale e salvare quindi piccoli imprenditori e lavoratori giacciono sotto tonnellate di polvere e forfora. Si invita la cittadinanza a non sottostare a non subire e a reagire mediante gli strumenti legali. La rivoluzione, il riscatto, la giustizia: tutte cose che vanno cercate in un’aula di tribunale.