dott.ssa Elisabetta Melotti
Procura della Repubblica
Corso Mazzini, 95
60121 Ancona
Oggetto: lettera aperta al Procuratore Capo di Ancona dott.ssa Elisabetta Melotti
Illustrissimo Procuratore,
siamo certi che Ella abbia seguito e segua con attenzione gli scandali bancari che stanno distruggendo il nostro Paese e l’economia delle nostre aziende e delle nostre famiglie.
Come Lei ben sa non ci sono solo lo scandalo Monte dei Paschi di Siena e lo scandalo Banco Desio a tener banco in questo momento: molte altre realtà bancarie andrebbero monitorate con attenzione dagli Organi di Controllo e dalla Magistratura!
La nostra Associazione è stata fra le prime Entità a dare voce ad Enrico Ceci un giovane bancario che, a soli ventuno anni, ha avuto il coraggio di denunciare lo scandalo Banco Desio subendo peraltro un vero e proprio attacco distruttivo da parte dei Poteri Forti di questo Paese allo sbando.
La sfortuna di questo ragazzo è che, su quattro esperienze lavorative in ambito bancario, per ben due volte – cioè a dire nel 50% dei casi – è stato costretto, suo malgrado, a denunciare in due diversi Istituti bancari illeciti di rilevanza penale.
Lei dovrebbe essere a conoscenza di questo fatto visto che si è ”trovata in eredità” la spinosa indagine sulla Cassa di Risparmio di Cesena che ha avuto origine alla Procura di Parma proprio a seguito delle denunce del giovane Enrico.
Sulla onestà, competenza ed affidabilità di Enrico Ceci non vi è dubbio alcuno.
Persino Transparency International cita – nel Report di ottobre 2012 – il caso di Enrico Ceci come un caso più unico che raro nel panorama Italiano ed afferma che il suo comportamento è stato ineccepibile da tutti i punti di vista.
La trasmissione di RAI3 Report e persino il telegiornale in lingua tedesca di RTL – televisione con un bacino di utenza di 180 milioni di telespettatori – hanno realizzato importanti servizi sullo scandalo Banco Desio e sul giovane Enrico Ceci.
Come Lei sa, ormai da più di due anni, si stanno trascinando le indagini su Cassa di Risparmio di Cesena, partite probabilmente non certo con il piede giusto, senza che si sia arrivati ancora ad una conclusione.
La invitiamo pertanto a vigilare con particolare attenzione sull’operato del PM assegnatario di tali indagini. Migliaia di nostri iscritti infatti potrebbero non capire come, a fronte di prove apparentemente così evidenti, ancora non si sia proceduto in giudizio contro tale Istituto bancario.
Siamo certi che Lei ben interpreterà lo spirito della esortazione di una Federazione come la nostra che – da sempre – tutela i diritti dei Cittadini contro lo strapotere delle banche.
Proprio per tale ragione ci auguriamo di ricevere a breve notizie positive in proposito.
La ringraziamo per l’attenzione e porgiamo distinti saluti.
Con osservanza
Il Presidente di Federcontribuenti
Marco Paccagnella
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Un commento
Federcontribuenti Gli abusi del Tribunale di Forlì volano a Strasburgo
[…] «Questo giudice non mi garba, perciò, cambio foro». È successo ad Enrico Ceci che ha deciso, dopo aver tentato per anni di ristabilire in Italia un po di giustizia, di portare a Strasburgo la sua storia. Siccome il primo marzo 2012 il Tribunale di Parma ha dato ragione al giovane Ceci e ha sancito che il primo licenziamento intimatogli da Cassa di Risparmio di Cesena era illegittimo, la banca, ha “spostato” il Foro competente da Parma a Forlì violando un certo numero di leggi fino a prova contraria ancora vigenti nel nostro Paese. Il Giudice Cortesi è arrivato a definire un nuovo principio giuridico ad hoc non supportato peraltro da alcuna sentenza e creando un pericoloso precedente. Una qualunque Azienda, seguendo tale nuovo principio giuridico, potrà da ora in poi predeterminare a suo piacimento il foro di competenza in contrasto con il principio costituzionale del giudice naturale. Il Mostroancora una volta in Italia non sarà il potente di turno che commette i reati, ma chi denuncia il potente per reati di grave pericolosità sociale. La recente ordinanza emessa dal Giudice Cortesi di Forlì ne è la prova più eloquente: nessuna delle motivazioni preliminari sollevate da Ceci e sollevabili d’ufficio dal Giudice stesso è stata tenuta nella minima considerazione. Ognuna di tali motivazioni avrebbe preliminarmente consentito ictu oculi di definire inammissibile/illegittimo il secondo licenziamento intimato da Cassa di Risparmio di Cesena per una serie di motivazioni tutte peraltro validamente espresse. L’escamotage: il 3 aprile 2012 Ceci riceveva la comunicazione della seconda sanzione disciplinare di licenziamento, fondata in buona sostanza sui medesimi fatti già contestati con il primo licenziamento. La stranezza è che il giorno prima, il 2 aprile 2012 la Cassa di Risparmio di Cesena provvedeva a depositare un ricorso con il quale chiedeva al Giudice di Forlì di accertare e dichiarare la legittimità del secondo licenziamento. Il nuovo principio giuridico – chiaramente espresso nella ordinanza del Giudice Cortesi datata 14 ottobre 2013 afferente il procedimento 219/2012 – afferma infatti che Cassa di Risparmio di Cesena – in data 2 aprile 2012 – non solo aveva interesse/legittimità ad agire, ma anche era legittimata a chiedere al Tribunale di Forlì l’accertamento della legittimità del licenziamento il giorno prima che il lavoratore sapesse di essere stato licenziato. Tale pronunciamento viola in toto i diritti di un qualunque lavoratore Italiano e si pone in contrasto con principi costituzionali e comunitari (art.25 comma 1 della Costituzione, art.6 comma 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, art.47 comma 2 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea). Le conseguenze spiegate dal presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella: « Oggi potremmo avere un operaio licenziato a Cagliari costretto a difendersi ad Aosta o viceversa. Costretto a lunghi e costosi spostamenti e costretto a subire una doppia ingiustizia. Ricordiamo che Ceci è quell’impiegato che ha denunciato gravi, gravissimi atti criminali come il riciclaggio. Quindi è pensabile che su di lui ci siano attenzioni particolari da parte di soggetti che hanno tutta l’intenzione di fargliela pagare cara». Enrico Ceci si è dovuto tra l’altro “dissanguare” economicamente essendo stato costretto a difendersi in numerosi procedimenti in due Tribunali distanti più di 200 chilometri l’uno dall’altro. L’abnormità di quanto capitato è evidente anche ad un profano e sinceramente fatichiamo a comprendere come un Giudice ed un Presidente di Tribunale possano permettere che certi fatti accadano senza difendere i diritti di un lavoratore e senza neppure ascoltare chi sta tentando – forse inutilmente – di tutelare il giovane lavoratore. Senza dimenticare che lo scorso febbraio 2013 si informava il Procuratore Capo di Ancona delle indagini a rischio. La si invitava a vigilare con particolare attenzione sull’operato del PM assegnatario delle indag… […]