Centri Commerciali, in America falliscono, in Italia scricchiolano. Federcontribuenti: ”sarà la Waterloo per i piccoli commercianti italiani”. Il trend è in netta discesa: ”in due anni il settore ha perso il 60% delle richieste di aperture negozi mentre non si fermano le costruzioni di nuovi centri”. Quale futuro per i commercianti e quale per le abnormi strutture dei centri commerciali?
Tra il 2017 e il 2020 nasceranno 80 nuovi centri commerciali, alcune strutture andranno a doppiare altre esistenti accerchiando, letteralmente la popolazione locale come i commercianti su strada sopravvissuti alla crisi, alla concorrenza sleale, al carico fiscale. Nel solo 2018 saranno 38 le nuove aperture di mega centri commerciali, ”queste nuove aperture metteranno in crisi il settore ormai saturo”. Il centro commerciale non è solo un luogo dove passeggiare ma è un luogo dove un commerciante investe e si assume i suoi rischi senza alcuna tutela solo perchè costretto dal vuoto lasciato dalle troppe saracinesche abbassate sulle strade in città. Tra affitti, spese di gestione e manutenzione e di personale – in alcuni casi si deve una percentuale sulle vendite – un negozio piccolo in un centro commerciale deve guadagnare almeno 7 mila euro al mese fino ai 30 – 40 mila euro mensili per i grandi negozi”. I motori trainanti dei centri commerciali sono i mega supermercati e la ristorazione: ”il cibo registra un trend in forte crescita, ciò tuttavia non deve trarre in inganno. Il consumismo è in ripresa ma non tanto da giustificare nuovi centri commerciali che costringeranno ai debiti altre centinaia di piccoli commercianti pur di accaparrarsi una fetta di visitatori”.
Il problema è che molte amministrazioni pur di togliersi il peso di riqualificare o bonificare aree abbandonate concedono autorizzazioni ad investitori non sempre chiari senza pensare alle conseguenze.
Attrarre le persone in una unica struttura mette fine al decoro urbano.
Ogni giorno nelle province chiudono 63 negozi su strada, solo a Roma nei tre mesi estivi hanno chiuso 600 negozi lasciando interi quartieri all’incuria e all’abbandono perchè viene a mancare l’attrazione per i cittadini e così il costante controllo dello Stato.
”Chiediamoci perchè – conclude il presidente Paccagnella -, mancando la domanda non si fermano le costruzioni dei centri commerciali, perchè non si attua un progetto di riqualificazione commerciale nei centri storici e nelle periferie che sarebbe un modo per imporre lo Stato nelle strade”.
Federcontribuenti chiede di ”far rispettare le distanze tra centri commerciali in base alla densità di popolazione e distanza dai centri urbani prima di concedere nuove costruzioni” e invita i commercianti a rivolgersi all’associazione per qualunque difficoltà di ingaggio o di debito bancario o fiscale, ”chiedere in tempo per risolvere il problema”.
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