La Guardia di Finanza di Brindisi ha scoperto 564 lavoratori irregolari, di cui 329 in nero, sfruttati e sottopagati per costruire i campi fotovoltaici nel Salento. La rete televisiva pubblica tedesca, ARD, sulle gravi condizioni di schiavismo cui versano i lavoratori della più grande catena mondiale di vendite online, Amazon, ci ha fatto non poco riflettere e ricordare lo stato di lavoro misero e disumano cui versano milioni di lavoratori nel mondo. Quante volte, leggendo l’etichetta di capi di abbigliamento griffato, o di apparecchi elettronici o degli elettrodomestici abbiamo letto made in Taiwan, Cina, etc? Quante volte abbiamo visto o letto documentari o inchieste dove il lavoratore viene sottopagato, costretto a vivere in condizioni inumane e dove il diritto dell’uomo e del lavoratore viene annientato?
Per questi motivi, abbiamo deciso di inviare una richiesta allo Stato italiano perchè si faccia promotore attraverso il Parlamento Europeo di inserire nella borsa internazionale delle materie prime, anche il valore della manodopera. Così non ci saranno più le differenze attuali del costo delle produzioni e chi non aderirà a questi listini dovrà essere estromesso dal mercato comune mondiale per concorrenza scorretta. Non possiamo più essere complici di queste vergogne e se pensiamo che abbiamo all’interno della stessa Unione Europea casi di maltrattamento, di grave vessazione e schiavismo, a danno di uomini e donne che pur di vivere son costretti ad accettare condizioni al limite del codice penale, della carta dei diritti dell’uomo, si contano, nella sola Europa oltre 880 mila casi; ebbene, è tempo di agire. Cosa c’entra lo sfruttamento nel mondo del lavoro con il costo della manodopera? Lo spiega il presidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella: ”Se riusciremo ad imporre un costo minimo fisso per la manodopera andremmo a colpire quelle aziende, soprattutto grandi multinazionali, che nel nome di maggiori guadagni, utilizzano, per produrre, manodopera nei paesi dove diritti ed uguaglianza non sono riconosciuti, anche, in quei Paesi occidentali che li hanno dimenticati. Sappiamo che la Ue si è mossa con una direttiva sulla prevenzione e il contrasto del traffico di persone. Per noi non è sufficiente. Oltre a condanne esemplari contro queste multinazionali, pretendiamo sia riconosciuto a livello mondiale una tariffa minima per la manodopera. Il libero mercato non deve essere la culla per nessun abuso, né di tipo fiscale né tanto meno di tratta degli schiavi. I Paesi che intendono mantenere la possibilità di agire all’interno del mercato mondiale devono sottoscrivere l’accordo proposto e tutelare i lavoratori della propria nazione”. Significa stare al passo con i tempi, scassinando le omertà e agendo nel nuovo business del e-commerce. Il commercio elettronico, dove criminali, dietro un monitor, costringono a orari pazzeschi e paghe da fame migliaia di lavoratori.