Ci sarà la riforma sul costo del lavoro sul tavolo dell’incauto governo nascente? Federcontribuenti: ”se M5s e Pd cercano un accordo lo trovino sulla necessità di rivedere il costo del lavoro in Italia e non giochiamo sui dati OCSE. Oltre all’Iva e alla tassazione dei redditi individuali ci sono i contributi sociali sia a carico dell’impresa che del dipendente”. Da inizio 2019 le imposte indirette, pari a 56.892 milioni di euro, sono aumentate di 1.040 milioni di euro (+1,9%). L’IVA si attesta a 35.618 milioni di euro (+1.377 milioni di euro, pari a +4,0%).
”Lo Stato guadagna sempre più”
Un operaio che guadagna al netto 23 mila euro l’anno costa all’azienda 49.445 euro con un cuneo fiscale che raggiunge il 52,9%. Altri lavoratori incassano addirittura solo il 43% di quanto pagato dall’azienda a causa del peso dei contributi Inail, detrazioni Irpef e da contributi a enti bilaterali. ”Ogni singolo lavoratore inquadrato sfama con il proprio lavoro e sudore una serie di corporazioni o voci spesa a lui estranei, dei veri parassiti”.
Costi alti e stipendi bassi.
Gli stipendi continuano ad aumentare solo per quelli che lavorano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: stipendio medio pari a 64.611, una crescita in due anni di ben il 12,1%. In diminuzione invece gli stipendi degli insegnanti, circa 28.440 in media, scesi dell’1,4%.
”Se a fronte dell’aumento del costo della vita non vi è un parallelo rialzo degli stipendi accade che, rispetto agli stipendi del 2017 quelli di oggi sono diminuiti. Se lo Stato incassa l’1,2% in più di entrate fiscali significa che a fronte di un aumento del costo della vita e dei servizi lo stipendio perde valore fino allo 1,5%”.
Mezzi di trasporto, tasse sulla casa e sulla macchina; costi del SSN; scuola ect.
Tutti servizi che aumentano di costo di anno in anno e che fanno perdere valore allo stipendio. ”Il il 95% dei lavoratori dipendenti di aziende private in Italia sono inquadrati come impiegati o operai e se si considerano gli stipendi netti, sforbiciati da contributi e imposte calcolando le 13 mensilità annue, lo stipendio mensile si attesta sulle 1.100 euro ai quali vanno tolte le spese fiscali e di prima necessità. Un lavoratore italiano guadagna in media 10.200 euro in meno di un tedesco, e 8.400 euro in meno di un francese. Quindi, prima di dire che dopotutto il costo del lavoro in Italia non è così alto prendete carta e penna ed eliminate da ogni misero stipendio tutte le voci di spesa”.
L’ultima considerazione.
Nel 2020 il digitale varrà 789 miliardi di euro e l’economia digitale rappresenterà il 4% dell’intero Pil del nostro continente e sapete quanto, forse, pagano di tasse? Un misero 9,5% contro il 23,2% medio di chi opera in business tradizionali. ”In tutto questo traffico di guadagni digitali intere economie tradizionali muoiono”.
Cosa fare?
”I costi sul lavoro si tagliano a monte. Basta vedere quanti Enti devi pagare per aprire una qualunque attività e che ti indebitano ancor prima di iniziare. Basta vedere quante voci fiscali devi togliere dai redditi per sostenere Enti che dovrebbero ridarti ristoro nei momenti di crisi ma che, grazie a mille cambi di statuto si trattengono i soldi senza dare nulla in cambio. Occorre usare una cesoia e non una forbice per tagliare le inutili 799 voci che compongono le detrazioni e che ci costano 313 miliardi di euro”. Il lavoratore deve tornare padrone del proprio reddito e non avere soci occulti.