Non abbiamo trovato straccio di un decreto che includa, nell’aprire una ditta individuale da parte di un disabile, la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali sia sui contributi Inps e sia sugli Studi di Settore. Per il fisco un disabile può lavorare e pagare al 100%, previste agevolazioni solo se assunti, niente se indipendenti.
Ci fa piacere che la storia della signora disabile di Trento abbia sollevato un tale polverone, perchè ci da la possibilità di dire finalmente le cose come stanno, di entrare nel merito della faccenda che vede da un lato i disabili e le loro esigenze dimenticate e dall’altro uno Stato non in grado di fare chiarezza. È bastato portare a conoscenza dei media la storia della signora Alice per ricevere l’attenzione sia dell’Agenzia delle Entrate di Trento, sia di Equitalia. Gentili e cortesi si sono messi subito a disposizione per aiutare la signora, ma la domanda è: se la signora non si fosse rivolta alla Federcontribuenti, avrebbe avuto la stessa cortese disponibilità? Equitalia poi ha frainteso, tant’è che vorrebbe replicare, smentire che nei confronti della signora ci sia in atto una riscossione forzata. Nessuno ha mai parlato di vessazione, né la signora, né la nostra organizzazione. Nessun bene estorto, niente di niente. Si è solo parlato della difficoltà oggettiva della signora a pagare delle cartelle fuori dalla sua portata e condizioni fisiche e di come, l’Agenzia delle Entrate, non contempli, per un buco normativo, l’idea che una disabile possa aprire una partita Iva, iscriversi all’Inps ect.
Nell’approfondire la questione siamo balzati dalle sedie: né l’Istat e né il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha dati recenti sia sul numero dei disabili in Italia né sulla loro occupazione, tanto meno, abbiamo trovato straccio di un decreto che includa, nell’aprire una ditta individuale da parte di un disabile, la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali sia sui contributi Inps e sia sugli Studi di Settore: insomma, per un disabile che non può lavorare al 100% non esiste in nessun dove una legge che gli dia la possibilità di pagare in base a quanto può lavorare. Ecco cosa è accaduto alla signora Alice e cosa accade a tante altre migliaia di persone disabili. Con una invalidità riconosciuta al 47%, con 3 operazioni alla schiena malconcia che poco gli permette di lavorare e che spesso la costringono a giornate passate sul letto. Secondo il World report on disability, il nostro Paese vede solo un 16% delle persone con disabilità occupate.
Le aziende hanno l’obbligo dietro incentivi di assumere i disabili ma, davanti alle migliaia di imprese che chiudono ogni santo giorno, dove manca l’occupazione per i soggetti sani, vogliamo aggiustare questa incredibile svista normativa? Pensate che, per ovviare, secondo indiscrezioni che mai potranno trovare ufficialità, per risolvere la questione legata agli studi di settore, un invalido che apre una ditta individuale, può dichiararsi lavoratore stagionale, come un maestro di sci, ma vi pare possibile? Insomma, la sterile replica di Equitalia poco ci interessa, il problema c’è e il buco normativo anche, a noi interessa proprio questo, che si faccia un decreto legge per agevolare chi, da disabile, ha comunque diritto di lavorare e quindi di aprirsi una ditta individuale. Ancora una volta dobbiamo sottolineare di come i rigidi calcoli e criteri utilizzati dagli studi di settore non contemplino non un solo imprevisto o problema cui è soggetto un lavoratore nel corso della propria vita. Parametri freddi come la morte.
Marco Paccagnella
Presidente di Federcontribuenti.
QUI IL VIDEO DEL TGR DI TRENTO CON IL SERVIZIO ALLA SIGNORA ALICE DAL MINUTO 5,20
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Un commento
tonino spada
Salve, ho letto l’articolo io stesso sono un disabile senza riconoscenza. Nel 2005 per un tumore mi hanno asportato un rene e da allora con tutte le conseguenze del caso sono disabile al70%. L’azienda per cui lavoravo ad un certo punto mi ha licenziato e da fine 2010 mi rabatto con lavori saltuari e lavori a tempo determinato. A questo punto per essere più propositivo mi torna utile aprirmi la partita iva e mi rendo conto che non mi viene riconosciuto niente per il mio stato invalidante. Apprezzo la vostra iniziativa e spero abbia un giusto seguito. Con stima Tonino