Una ditta a gestione familiare, operante nel settore dell’impiantistica e con degli ottimi volumi di affari, si rivolge alla Federcontribuenti per un problema con Equitalia. Parlano di cartelle pazze, cartelle prescritte, tributi non dovuti e altri già pagati; in buona fede l’organizzazione attiva i suoi canali di tutela e subito si accorge del tentativo, da parte della ditta, di sfruttare l’organizzazione non perchè in difficoltà, ma, per antipatici tornaconto personali.
La ditta, in ottima salute finanziaria, non ha versato parecchie decine di migliaia di euro di Iva.
Il segretario generale della Federcontribuenti, Carlo Covino: ” davanti a queste incongruenze ci siamo chiesti, vuoi vedere che stiamo avendo a che fare con persone poco inclini al rispetto delle regole? Perché se uno dei capisaldi di Federcontribuenti è il prestare aiuto a persone ed aziende in difficoltà, altrettanto fondamentale per noi è contrastare coloro ai quali manca il rispetto per i valori e per le norme che definiscono il livello di civiltà di una collettività ”.
Individuato il tentativo disonesto l’organizzazione incalza la ” ditta furbetta ” e dopo un periodo di silenzio, la famiglia di imprenditori torna alla carica: padre, madre e figlio spiegano di vantare un credito per lavori eseguiti da parte di una struttura pubblica e che questo credito, essendo superiore ai diecimila euro ed avendo la ditta parecchi debiti con lo Stato, rischia di essere pignorato da Equitalia. La ditta è stata rimproverata e messa alla porta dalla Federcontribuenti.
Le regole etiche su cui si fonda l’organizzazione le sintetizza il presidente Paccagnella: ” le tasse, se dovute, vanno pagate. Sul fatto che la pressione fiscale nei confronti di cittadini ed imprese sia oramai insostenibile, nessuno ha dubbi. Su questo punto ci battiamo e continueremo a farlo. Né vi sono dubbi sul fatto che il Legislatore, per mano dell’ex ministro Tremonti, abbia dotato Equitalia di poteri estorsivi ed antidemocratici.
Ma mai, durante tutta la nostra attività, abbiamo avanzato l’ipotesi che le tasse non debbano essere pagate. Per due motivi: uno legato all’etica del vivere in una comunità; l’altro di natura puramente pratica. Consigliare a cittadini ed aziende di non pagare le imposte, come fanno a turno ed irresponsabilmente diversi personaggi, alcuni di questi legati a forze politiche che hanno governato il Paese e che ancora governano regioni, province e comuni, significa mettere ulteriormente nei guai soggetti che si ritrovano già in condizioni estremamente precarie, al solo fine di ottenere visibilità e consensi. Significa correre il rischio di dar loro il colpo di grazia, perché prima o poi arriverà il conto da pagare ”.
Conclude il segretario generale Covino: ” se avessimo aiutato queste persone nei loro intenti, saremmo venuti meno allo scopo primario dell’associazione, che è anche il motore della nostra azione: rendere questa società più equa e più giusta, con lo sforzo quotidiano di cambiare le storture che rendono i cittadini diseguali, ma senza mai venir meno al rispetto delle prassi che regolano la vita e la stessa esistenza di uno stato democratico. ”