La concessione di un appalto pubblico dietro il compenso del 5%. Il 3% al politico e il 2% al clan. Quando l’imprenditore afferma che quel 5% è il guadagno con cui dovrebbe vivere e pagare anche le tasse, viene rassicurato: loro sono ovunque e non avrà noie con il fisco italiano. Nessun controllo neanche sul cantiere. All’imprenditore non resta che decidere: denunciare o sottomettersi.
Lo sa bene l’Antimafia, la criminalità organizzata occupa il 70% dello Stato: su 100 uomini, 70, sono referenti mafiosi e ogni 100 euro, 70 se li prende il clan di turno. Non parliamo esclusivamente del governo centrale, ma di regioni, province, comuni. Prediligono, i mafiosi, le aree dove maggiormente si concentrano gli stanziamenti pubblici ed europei. Le grandi aree da bonificare, da ricostruire, o da riqualificare come tutto il meridione; o da gestire come l’intero settentrione. Il Patto tra Stato e Mafia, dove per Stato intendiamo gli uomini ai vertici dei più grandi gruppi finanziari, istituzionali e appartanti di sette storiche, ha contaminato larghi settori della magistratura, della politica, delle istituzioni e degli istituti bancari, dando vita ad un fenomeno di elevatissima pericolosità e allarme sociale, il cui fine è quello di arricchirsi indebitamente, fare carriera negli apparati della burocrazia statale e attingere, consenso, protezione, scambio di favori e illeciti vantaggi.
Pino Masciari, portavoce di tutti coloro che hanno denunciato ‘ndrangheta, mafia o camorra dopo 16 anni e un esilio forzato, rientra in Calabria.
Masciari, sotto protezione, è tutt’ora aggredito dagli enti fiscali. Una storia giudiziaria senza fine la sua, perchè in Italia, i processi contro le mafie, hanno ricevuto una battuta di arresto, si son fatti più lunghi e più difficili e la certezza del reato come della pena fa da deterrente per chiunque voglia denunciare. Ci sono tanti tipi di ritorsioni, ebbene, questo illogico accanimento fiscale a danno di Masciari sembra proprio una ritorsione. Masciari ha fatto arrestare ‘ndraghettisti, un giudice presidente di tribunale, più altri 2 giudici ordinari per favoreggiamento e concussione. È questa la sua colpa? Stanco di attendere è tornato nella terra dove la mafia e uno Stato ingrato lo hanno cacciato e minaccia di iniziare uno sciopero della fame se il ministro Alfano non interverrà in suo favore e in favore di tutti quegli onesti cittadini che alla mafia hanno detto con coraggio di no. A Vibo anche il presidente della Federcontribuenti, Paccagnella: ” un cittadino che ha dato tutto allo Stato e alla società civile, in termini umani ed economici, non può continuare ad essere punito per la sua scelta di legalità. Verrebbe meno l’esempio e l’immagine di uno Stato impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, che così tanti poteri ha sul nostro territorio”.
Ancora una volta, a fronte delle inadempienze dello Stato Pino è costretto a mettere a rischio la sua stessa vita recandosi in Calabria. Le sue imprese, che impiegavano centinaia di operai, sono fallite, la sua vita, quella di sua moglie e i suoi figli, sono state sconvolte. Silvio Carbone, responsabile Federcontribuenti Calabria: ”La quotidianità abitua sempre di più i nostri occhi ad ogni forma di ingiustizia e violenza. Ha trasformato l’anormalità in normalità. Ne è un esempio la storia del nostro Amico e Testimone di Giustizia Masciaricostretto ancora oggi e ancora una volta a difendersi dallo Stato, quello stesso Stato che avrebbe dovuto proteggerlo e garantirgli la possibilità di ricostruire la sua vita. Masciari ha dato tutto per la sua terra, in nome della libertà e della giustizia. Noi non vogliamo lasciarlo in un angolo, come per anni ha fatto lo Stato, noi siamo con Pino”.