Si tenta il tutto e per tutto prima di morire, anche pagare diverse migliaia di euro a società di consulenza che promettono ad aziende in crisi l’accesso a finanziamenti stanziati da enti pubblici e privati. “Venditori di sogni”, come si definiscono nei loro biglietti da visita aziendali, che poi si trasformano in incubi.
A raccontarci la sua storia è E.S., imprenditore veneto nel settore delle demolizioni che ci dice di essere entrato in contatto nel giugno 2012 con l’azienda “G. srl”, con sede a Bologna, che svolge attività di consulenza per le imprese e si dice specializzata nella finanza agevolata, ovvero nel procurare contributi e finanziamenti (anche a fondo perduto)
alle aziende. L’imprenditore racconta a Federcontribuenti di aver stipulato con loro un contratto “Oronews”, che impegna la società di consulenza a “effettuare un’accurata ricerca delle normative Europee, Nazionali, Regionali e Provinciali riguardanti agevolazioni, finanziamenti, contributi alle imprese” fruibili dall’azienda veneta. In poche
parole uno “studio di fattibilità aziendale” elaborato a fronte della compilazione di un “questionario d’impresa” e del pagamento del servizio per un importo di poco inferiore a 5mila euro. Dopo aver effettuato questo studio la società di consulenza si rimette in contatto con l’imprenditore spiegando che sarebbero stati “fattibili vari percorsi per
l’accesso ai finanziamenti e aiuti da parte di vari enti” tra cui “Misura Anticrisi”, il nuovo piano straordinario destinato alle aziende definito dalla Giunta Regionale del Veneto (non implicata direttamente nel caso, ndr). L’imprenditore, sedotto dalla positività dei consulenti che parlavano di aiuti facili e in tempi veloci, ha sottoscritto un nuovo contratto con l’azienda di consulenza: il contratto “Archimede”. Come si legge dal prospetto firmato dall’imprenditore, la società bolognese si impegnava a svolgere un lavoro di “consulenza relativa ai contributi”, “monitorare in modo assiduo il panorama dei finanziamenti agevolati ottenibili dal contraente” ed “elaborare delle progettazioni in occasione dell’apertura dei bandi”, nonché “individuare un commerciale tecnico di riferimento sempre disponibile per ogni chiarimento”. Ai fini dell’esecuzione del contratto questa garantiva al firmatario “un quantitativo di ore di lavoro pari a 60 ogni anno”. Il tutto a fronte in un impegno economico complessivo per l’azienda contraente il servizio di poco meno di 24mila euro, pagabili anche a rate.
Il 31 ottobre dello scorso anno l’amministratore dell’azienda scrive ai consulenti di “G.srl” per reclamare risultati promessi ma ancora non arrivati: “Abbiamo già pagato 9.300 euro ma, nostro malgrado non abbiamo visto risultati. Siamo in una situazione difficile, e voi ne eravate a conoscenza – si legge nella mail – Vi abbiamo consegnato la lettera di sospensione degli affidamenti da parte della nostra banca e abbiamo più volte ribadito la necessità di accelerare i tempi per avere aiuti e finanziamenti dagli enti preposti. Ci avete detto di aspettare, ma c’è urgenza, ancor più di prima”. La società bolognese riceve la mail ma non scrive risposta alcuna. L’imprenditore insiste nel contattare l’azienda, chiedendo un incontro con il responsabile incaricato (il commerciale tecnico, come da contratto) per avere delucidazioni circa lo stato delle cose. Vengono fissati diversi appuntamenti, sempre annullati dallo stesso consulente che faceva intendere all’azienda di essere molto impegnato con altri lavori. Poi l’intervento del presidente della società, D.M., che si presenta agli uffici dell’azienda veneta per parlare con l’amministratore delegato. Il presidente parla con l’imprenditore che gli esprime tutte le perplessità del caso, rivendicando le promesse fattegli dai consulenti tecnici al momento della firma del contratto. Il presidente annota diversi appunti su un taccuino e promette al responsabile dell’azienda di parlare personalmente con i propri dipendenti per chiarire quelle questioni che “effettivamente appaiono un po’ strane”. Ma ancora, dopo diverse settimane, regna il silenzio da parte della società di consulenza. L’azienda insiste nel mettersi in contatto con la società bolognese che si nega alle telefonate. L’imprenditore, spazientito, fa sapere all’azienda di essere intenzionato a sospendere i pagamenti delle rate del contratto ancora insolute, a meno che dalla società non arrivino risposte e fatti concreti. A fronte del più totale silenzio l’imprenditore, a dicembre 2012, ordina la sospensione dei pagamenti ancora non evasi, pari a 15mila euro. La società “G.srl” tace sull’accaduto, non cercando nemmeno di mettersi in contatto con l’imprenditore. Questo fino a giugno di quest’anno quando, tramite raccomandata, lo studio legale Ravenna intima l’azienda di demolizioni al pagamento di una somma superiore a 17 mila euro entro 5 giorni dal ricevimento della lettera.
“Ci troviamo di fronte a una difficile realtà – dice Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti – E’ nostra volontà aprire un dialogo con “G.srl” per verificare la pratica dell’azienda. Qualora dovessimo riscontrare le irregolarità di cui sospettiamo, agiremo a difesa dell’imprenditore. Resta comunque un dovere, da parte nostra, fare appello a tutte
le istituzioni di governo e regionali per affrontare non presto, ma prestissimo e con seria urgenza, questa devastante crisi che sta distruggendo tutta l’Italia. Partendo dalla regolamentazione dell’accesso al credito bancario da parte delle aziende in crisi che, potendo contare su aiuti economici certi, eviterebbero di incorrere in soluzioni di questo
tipo”. “A molti imprenditori in crisi resta solo la speranza di potersi risollevare le proprie sorti – conclude Paccagnella – così facendo, si fanno abbagliare da chi promette soluzioni possibili e veloci. Bisogna smettere, tutti, di vendere sogni, e affrontare seriamente la realtà. Le conseguenze delle politiche economiche sbagliate, e delle riforme sempre
promesse e mai arrivate le abbiamo viste sui giornali di tutta Italia: le foto mostravano stretti cappi al collo. E il primo dovrebbe essere stato, per tutti, giù uno di troppo”.
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