“In Italia ci sono 16 milioni e 100mila pensionati poco più della metà assistiti totalmente o parzialmente dallo Stato (PENSIONI sociali date anche ad evasori fiscali e che superano le PENSIONI di chi ha versato contributi per 40 anni!). I pensionati sono per la maggior parte donne, il 56,70% del totale; il 43,30%, invece, sono uomini. L’Italia spende poco più di 452 miliardi di euro e le uscite incidono solo del 57,32% sulle entrate; come è possibile parlare di buco di bilancio all’INPS? Il Restante 43% si spende in stipendi dirigenziali, beni immobiliari e burocrazia varia”. Lo denuncia una nota di Federcontribuenti che aggiunge: secondo uno studio pubblicato nei giorni scorsi “più della metà della spesa pubblica italiana (830 miliardi) è stata destinata a sanità, PENSIONI e assistenza, di cui circa 40 miliardi sono a debito”, eppure “con questi numeri chiari e trasparenti non si riesce ad alzare le PENSIONI di chi ha versato per una vita e ora vive con meno di 800 euro al mese oppure non riusciamo a dare il minimo vitale ai disabili. I conti non tornano!”. Ed ecco che, spiega Federcontribuenti, “ogni settimana il contributo minimo è pari a 67 euro, cioè 3.484 euro annui per gli impiegati. Per il 2018 – conclude Federcontribuenti – il contributo minimo mensile è ad esempio di 315 euro per gli artigiani e di 316 per i commercianti. Moltiplicatolo per 12 mesi e poi per una vita di lavoro! E qui stiamo costruendo castelli sul nulla. I conti non tornano”.
Come vengono tassate le pensioni
In Italia una pensione pari a euro 19 mila paga 4 mila euro di tasse mentre in Francia se ne pagano mille euro e in Germania solo 36 euro. I contributi versati dai dipendenti sono nettamente minori rispetto a quelli che devono versare gli artigiani o i commercianti i quali, tra INPS e INAIL versano circa 5.500 euro l’anno e le due voci sono nel 90% delle situazioni la causa dei fallimenti. Tra le proposte di riforma portate avanti dalla Federcontribuenti troviamo proprio la necessità di rivedere il calcolo dei contributi a carico degli artigiani e commercianti perchè non in linea con i redditi e il mercato stesso del lavoro. Tutto questo contribuisce a creare una sacca di concorrenza sleale tra imprese estere e imprese italiane.