7,3 milioni di lavoratori stanno sopravvivendo con una cig pari a 300 euro al mese e il 38%, dati della Banca di Italia, non riuscirà a pagare le rate del mutuo senza riuscire a sospenderlo. Federcontribuenti: ”a settembre un default che ci travolgerà tutti!”. Per la cig in deroga, per le aziende fino a 5 dipendenti, l’importo dei bonifici Inps non supera le 400 euro e parliamo del 100% delle micro imprese che hanno interrotto l’attività con l’inizio del lockdown.
”Provate a pagare l’affitto o il mutuo e le bollette con 300 euro”. In gioco la tenuta sociale del Paese.
La paga media di un dipendente è di circa 1.000 euro ai quali bisognerà sottrarre circa 700 euro. Il valore totale delle decurtazioni per mese è pari a 3.4 miliardi mentre il costo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali, per mese, è pari a 6.2 miliardi praticamente il doppio; tra gli ammortizzatori sociali occorre conteggiare anche il rdc e ora il reddito di emergenza e ciò crea un baratro tra reddito di lavoratore e quello di disoccupato.
67 mila famiglie hanno già ricevuto il Reddito di emergenza.
Le misure di sostegno al reddito dei lavoratori e delle famiglie risultano gravemente insufficienti e lesive poiché minano il diritto ad un reddito minimo garantito.
Nel complesso le erogazioni raggiungono circa un terzo delle famiglie italiane e risultano in pari al 47,9% del reddito disponibile familiare mensile pre crisi.
I nuclei che dichiarato di avere risparmi sufficienti per i consumi essenziali sono il 38% ma, se non si agirà subito, non arriveranno a settembre. La percentuale sale a oltre il 50% nel caso in cui il soggetto sia un lavoratore con un contratto a termine o il reddito familiare si sia più che dimezzato in conseguenza della pandemia. Solo un terzo di tutti i lavoratori ha dichiarato di avere risorse sufficienti fin alla ripresa economica.
Sulla base di una specifica rilevazione avviata dalla Banca d’Italia, all’8 maggio si stima che fossero arrivate alle banche poco più di 105.000 domande di sospensione delle rate del mutuo per la prima casa collegate al Fondo Gasparrini, per un debito residuo di poco superiore a 9 miliardi; le domande accolte erano oltre 32.000, quelle rigettate poco più di 5.500, le rimanenti in corso di lavorazione. Considerando le risorse del Fondo non ancora utilizzate, si stima che sarebbe possibile concedere circa 300.000 ulteriori sospensioni, ma molte famiglie denunciano di non riuscire ad ottenere la sospensione. Le domande di sospensione delle rate dei finanziamenti con scopo di consumo erano quasi 400.000, per un ammontare superiore a 6,5 miliardi; anche qui i dati si scontrano con la realtà poiché la maggior parte si è vista respingere la domanda di sospensione.
Nei prossimi mesi sarà necessario un costante monitoraggio delle prestazioni erogate, sia per verificare l’andamento della spesa rispetto alle coperture, sia per trarne informazioni sull’andamento dell’occupazione nei vari settori. È cruciale che l’INPS diffonda i dati delle domande e dei pagamenti, in maniera tempestiva e calendarizzata e, soprattutto, che diffonda, per le integrazioni salariali, i dati sulle ore autorizzate effettivamente utilizzate.
Lo stesso ufficio parlamentare di bilancio dichiara che: ”le misure comportano maggiori uscite pari a 49,8 mld per 2020, 5,6 nel 2021 e 6,4 nel 2022 e una riduzione di entrate di 5,6 miliardi nel 2020, 20,5 nel 2021 e 28,3 nel 2022. Le maggiori uscite riguardano le risorse a sostenere i lavoratori e le imprese”. Incredibilmente l’impatto sulle spese in conto capitale del 2020 deriva ” dalle misure a favore delle PMI e dalle somme destinate alla protezione civile per le emergenze nazionali e al Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19”.
Cosa fare? Federcontribuenti lancia varie proposte:
”Far confluire tutte le casse previdenziali in INPS, a rafforzarne il capitale e rendere più equa la distribuzione delle risorse; varare subito una legge a legalizzare il lavoro delle escort per avere risorse fresche; impedire la divisione dei dividenti tra società pubbliche, tra l’altro paghiamo bonus a dirigenti che hanno distrutto queste società pubbliche per mantenere silenzi inconfessabili. E con urgenza una manovra atta a rivedere la tassazione delle big del digitale che ad oggi versano in Italia solo il 9% contro il 73% di quelle tradizionali”.
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