Una vita spesa a lavorare e a pagare puntualmente i
contributi per una pensione di cui non potrà godere. Uno solo il motivo: perché l’Inps ha deciso così. Ettore Visentin, agricoltore e artigiano, si è rivolto a Federcontribuenti per denunciare quanto accaduto lo scorso anno quando, a pochi anni dalla pensione, si è recato agli sportelli Inps per verificare la sua posizione contributiva: “Io ho pagato i contributi tutti gli anni – racconta Visentin – ma viste le continue modifiche alla legge ho deciso di chiedere la verifica della mia posizione contributiva. Sono andato all’Inps e ho scoperto un ammanco di 4 anni di contributi, più precisamente per gli anni che vanno dal 1986 al 1989 quando, ancora, facevo l’agricoltore nei campi di famiglia”. Eppure, l’onesto lavoratore ritrova un documento che non aveva mai richiesto ma che l’Inps invia in automatico ogni decina di anni circa. In questo, datato 1991,
l’Inps riconosce tutti gli anni di contributi pagati, anche quelli dall’ 86 all’ 89 che adesso contestano.Per l’uomo, il classico “fulmine a ciel sereno”. Sicuro di non aver mai mancato un bollettino, Visentin mette mano alle vecchie dichiarazioni dei redditi, meticolosamente conservate nella propria abitazione, rinvenendo tutte le ricevute dei pagamenti eseguiti negli anni che gli sono stati contestati dall’Inps. Pagamenti indirizzati alla cassa dei coltivatori diretti, a cui faceva capo prima di diventare artigiano. Torna così negli uffici dell’Istituto pensionistico, che rigetta ogni modifica alla sua posizione contributiva: “Mi hanno detto che non era possibile recuperare gli anni che loro, erroneamente, non mi hanno conteggiato. Ma che mi avrebbero fatto un assegno per rimborsarmi dei contributi che avevo versato per quei quattro anni. Avevo tempo fino a gennaio di quest’anno per incassarlo, ma mi sono rifiutato perché accettare quei soldi avrebbe significato rinunciare a ogni pretesa sul riconoscimento degli anni contestatimi. E questo l’Inps lo sapeva. Così, di tutta risposta, mi hanno fatto direttamente un bonifico in banca”. Bonifico che Visentin ha immediatamente respinto. L’artigiano, rimettendo mano a tutta la documentazione casalinga relativa ai contributi, riscopre una vecchia lettera inviatagli dall’Inps ancora nel 1991: “Si tratta di una visura della mia posizione pensionistica – racconta l’uomo – un documento che non avevo mai richiesto ma che l’Inps invia in automatico ogni decina di anni circa. In questo, datato 1991, l’Inps mi riconosce tutti gli anni di contributi pagati, anche quelli dall’ 86 all’ 89 che adesso mi contestano. Mi sono rivolto all’avvocato, ma i termini per fare causa sono scaduti. L’unica soluzione, per loro, è che io continui a lavorare fino ai 70 anni, anche se a 65 avrei tutto il diritto di godere la pensione. Ci fosse almeno lavoro!” conclude l’artigiano.
“Sono anni che diciamo che i nodi stanno arrivando al pettine – avverte Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti – e il caso di Ettore Visentin lo conferma: l’Inps non ha più soldi per pagare le pensioni, così si inventa trucchetti come questo per costringere la gente a non godere del proprio diritto dopo i dovuti anni di lavoro ma, anzi, chiedendo ulteriori versamenti per un servizio di cui non potranno mai godere. Ci sono arrivate decine di segnalazioni di casi analoghi – continua ancora il presidente – casi che, se confermarti, dimostrerebbero una vera e propria prassi dell’istituto guidato da Antonio Mastrapasqua. La situazione di Visentin che, carte alla mano, è riuscito a dimostrare dopo anni i versamenti eseguiti è a dir poco paradossale. Come paradossale è il fatto che non si possa eseguire un’azione giudiziaria per un caso dove non esiste nemmeno un contraddittorio. E’ follia pura”, conclude Marco Paccagnella
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Un commento
piero faga
quindi non capisco perchè continuare a pagare l’imps, se questa gente ha il “potere” di non darti la pensione con scandalosi sotterfugi…