Il decreto Del Fare rinominato dalla Federcontribuenti come il, Decreto del Farò, elenca in maniera tristemente generica un elenco di interventi cui utilità nei confronti della classe media – bassa lascia molto più che perplessi.Letta invece di andare ad elogiareEquitalia, andasse a rendere omaggio ai familiari dei ”suicidati”, o a stringere la mano ai superstiti del ciclone fiscale»
Per esempio è stato ” abolito il certificato di sana e robusta costituzione per i lavoratori e liberalizzato il wi-fi negli esercizi pubblici ”. Tutte le altre voci non toccano e quindi non migliorano la condizione dei lavoratori e dei contribuenti italiani. Come quando si sono inventati le Partite IVA a un euro, a cosa è servito se comunque non si è continuato nella politica dell’incentivare ed aiutare i giovani imprenditori? Come se fosse il costo della Partita IVA a bloccare le giovani idee imprenditoriali invece delle immediate scadenze fiscali a cui tutti son soggetti. Nel frattempo i sindaci eletti in parlamento manterranno la doppia poltrona; manca il tetto per gli stipendi dei manager; nessun tosa erba per i carrozzoni succhia soldi pubblici; niente che fermi la delocalizzazione delle imprese; i capitali in svizzera nuovamente premiati. Di artigiani e commercianti non c’è traccia e continueranno a scomparire giorno dopo giorno. Pensionati, precari, esodati, lavoratori a tempo determinato, cassa integrati: per voi non cambierà niente. In questo furbesco contesto trovano spazio gli annunci di possibili disordini sociali, guerriglia e rivoluzioni pre annunciate. «Gli annunci bellicosi vengono dalla voce dei rappresentanti politici e non dalla strada, – secondo Paccagnella -, sapevano a priori che il decreto del Farò non avrebbe risolto le urgenze del Paese? O hanno in programma, per l’autunno prossimo, nuove misure impopolari?»
Guardiamoci intorno.
Camminare per le strade di ogni città italiana significa respirare, sentire a pelle, un clima che va ben oltre le solite lamentele da bar. I fenomeni di violenza sono aumentati, un imbarbarimento non solo più tipico dei comuni e riconoscibili criminali, ma, casi in crescita tra cittadini mai apparsi sul casellario giudiziale. Gli avvocati divorzisti imputano alla crisi economica il 75% dei divorzi. I cittadini, spesso disperati perdono di vista lucidità e razionalità, sfogando la propria frustrazione nell’ambito familiare o in strada per una sciocchezza. Botte e sangue quando interessano persone mai state violente in vita loro è un sintomo preoccupante, significa che l’orlo è colmo. Questa disperazione sarà funzionale per qualche progetto politico? «Non vedendo in questi governi nessuna scelta logica, niente che miri a ripristinare una giustizia sociale, niente che elimini gli sprechi, niente che incentivi il lavoro e dunque l’economia, ci viene da pensare che tutto questo caos, questo fare niente di buono, abbia uno scopo preciso». Se, come dice Letta, le tasse sono alte perchè non tutti le pagano, proponiamo: «che tutti gli enti intesi come palazzi o strutture di interesse o compiti istituzionali appaltino lavoro e forniture ai piccoli commercianti e artigiani di casa nostra, invece di arricchire aziende o fabbriche di amici». Si pagano le tasse quando si hanno soldi, dunque lavoro, per pagarle. Fermo restando che i fatiscenti servizi pubblici non spiegano l’insormontabile carico fiscale. Concludendo:«si inserisca nel decreto un condono o moratoria o delega zero tax per tutti gli artigiani o piccoli imprenditori a rischio fallimento e quindi chiusura. Per due anni nessun nuovo piccolo imprenditore dovrebbe pagare le tasse, dandogli la possibilità di svilupparsi dando lavoro, equilibrarsi economicamente e diventare quindi un buon contribuente».