In virtù dell’ennesimo vuoto legislativo non sarà facile per i proprietari di diamanti recuperare il capitale investito. Anno dopo anno, i listini dei diamanti da investimento venduti allo sportello della banca per conto della Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi) hanno continuato a crescere al di fuori di qualsiasi rapporto con i prezzi di mercato, sino a livelli da bolla. Ma ora i risparmiatori italiani, che hanno investito nelle pietre oltre due miliardi di euro pretendono risposte. Federcontribuenti: ”l’ultima parola non aspetterà al TAR ma al pool di legali che daranno battaglia ai due principali broker per far dichiarare invalidi i contratti di vendita con recupero delle somme spese.
Il business dei diamanti nasce con l’esigenza di nascondere al fisco ingenti patrimoni in un vero bene rifugio diventato bolla – da qui l’esigenza di coinvolgere piccoli correntisti. Il commercio e soprattutto l’andamento dei prezzi non ha nascosto la speculazione a cui è giunto oggi: sono stati analizzati i corsi dei diamanti da un carato e si passa dai 29.800 euro del 2002 ai 50mila del 2017 – per la stessa pietra di stesso colore, purezza, taglio e naturalmente peso. Solo a seguito di numerose denunce e di una inchiesta di Report la Consob si è finalmente mossa in collaborazione con Bankitalia e Antitrust; mentre la Procura di Milano indaga per truffa. I prezzi al commercio applicati in banca gonfiati anche perchè comprensivi della commissione fino al 20% previsto alla banca. Si aggiunga l’Iva (22%) a carico del risparmiatore ed ecco che l’investimento iniziale, per il solo impatto di imposte e commissioni di vendita, è già tagliato del 40%. Informazioni tenute ben nascoste al consumatore e correntista.
Consiglio ai consumatori
Conviene sfruttare il momento e cercare di ottenere il rimborso totale allo sportello, altrimenti e da contratto ulteriori commissioni e voci spesa rischiano di azzerare il capitale investito. Qualora si sia lasciata la custodia alle società venditrici (Idb, Dpi, Dlb) o in banca è opportuno attivarsi per ritirare le pietre. E’ infatti probabile i broker dei diamanti finiranno in liquidazione (fallimento). La Federcontribuenti si è anche attivata per assistere i consumatori a transare con la banca chiedendo il riacquisto dei diamanti al prezzo di vendita (in parole povere l’annullamento della transazione). Importante è dimostrare di essere stati spinti all’acquisto delle pietre come forma di investimento rientrando così nelle norme contenute nel testo unico bancario.
Non affidate all’Antitrust false speranze.
L’Antitrust può solo dichiarare la pratica commerciale scorretta da parte delle banche chiedendone l’interruzione e irrogando nel caso sanzioni. Non spetta all’Antitrust stabilire eventuali risarcimenti, ma una sua sentenza può dar maggiore forza agli esposti e alle denunce che i clienti bancari stanno presentando.
Quali sono le violazioni commesse
Sicuramente la pratica commerciale scorretta riguardante le modalità ingannevoli ed omissive di offerta dei diamanti da investimento venduti principalmente attraverso il canale bancario e la violazione dei diritti dei consumatori in merito all’informazione sul diritto di ripensamento e sulle sue modalità di esercizio, nonché sul foro competente in caso di controversie.
Si è sostanzialmente fornito una rappresentazione parziale, ingannevole e fuorviante delle caratteristiche dell’investimento in diamanti, presentato alla clientela come bene rifugio in grado di conservare ed accrescere il suo valore nel tempo, di agevole liquidabilità e alienabilità.
Tutta la pratica che ha riguardato la prospettazione complessiva dell’investimento attraverso il
sito e il materiale diffuso e soprattutto attraverso il canale bancario è imputabile tanto ai broker quanto agli stessi Istituti di Credito. Infine i servizi presentati come inclusi nel prezzo in realtà prevedevano altre spese da parte del consumatore il quale non veniva informato dell’ulteriore perdita a cui sarebbe andato incontro se avesse tentato di piazzare il diamante fuori dai canali dei broker – proprio perchè il prezzo di vendita risulta gonfiato rispetto il reale prezzo di mercato.
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