I redditi da lavoro, per una quota sempre maggiore di famiglie, non sono sufficienti per affrontare spese indifferibili, con costi al limite della sostenibilità economica. Perchè la sospensione degli sfratti non riguarda anche le abitazioni messe a disposizione dai comuni alle famiglie in grave difficoltà? A Padova il comune il prossimo 31 agosto metterà in strada una famiglia con minore disabile.
Padova. L.C. 8 anni fa, con i migliori propositi, stipula un rogito per l’acquisto di un appartamento ad Albignasego (PD) per dare una casa alla sua famiglia. Forte del suo lavoro di autista e con la compagna con una microimpresa di pulizie condominiali riescono a dare le giuste garanzie alla banca per accedere al prestito (mutuo garantito dal padre di C. che lavorava e che subito dopo venne messo in cassa integrazione mancandogli la possibilità di poter svolgere la funzione di garante per forte riduzione dello stipendio). Un paio di anni dopo rimane disoccupato e in pochi mesi esaurisce la capacità di onorare il rateo del mutuo e la banca interviene subito con la vendita all’asta dell’immobile e sfratto senza appello dell’abitazione; si scopre poi che l’alloggio è stato venduto per un prezzo irrisorio, perciò oltre a essere stato buttato fuori e aver pagato le rate per un paio di anni, si ritrova anche ingiunto per una cifra che rasenta gli 80 mila euro.
Il comune di Albignasego lo sistema in un alloggio, così detto di emergenza. Ora, dopo quasi 2 anni gli viene intimato l’ultimatum di lasciare libero l’alloggio. LC è tuttora disoccupato, la compagna dichiara 13 mila euro annui, lordi, inoltre non avrebbero sufficienti garanzie per accedere a un affitto privato. La figlia 14enne ha un forte ritardo mentale ed è assistita dai servizi sociali, riceve un piccolo assegno di accompagnamento.
La definizione di emergenza abitativa: ”L’emergenza abitativa si configura come condizione di grave disagio, derivante da una situazione di necessità e di urgenza, tale da mettere a rischio persone singole o nuclei familiari”. Il verbale del 18 maggio scorso dove erano presenti diversi assessori, assistenti sociali e il nucleo familiare: ”rispetto all’ultimo incontro avvenuto a novembre 2020, la famiglia non ha messo in atto cambiamenti rispetto alla situazione lavorativa e alla ricerca di una soluzione abitativa differente (dimenticando del tutto del grave periodo pandemico che ha attraversato l’Italia); il sig. C conferma di continuare a guidare il furgone per accompagnare la moglie nei luoghi dove svolge la sua attività in quanto lei risulta priva di patente. Per tale ragione, pur essendo impegnati entrambi, l’entrata economica mensile derivante dal lavoro è una sola; nel corso di questo periodo la famiglia non ha cercato/reperito altra attività lavorativa (dimenticando ancora che l’Italia, da inizio 2020 a seguito della pandemia, si è economicamente bloccata). Il nucleo non ha valutato la possibilità di sospendere (anche provvisoriamente) l’attività di pulizie della sig.ra C, con p.iva, attualmente in essere ma che non ha portato ad un cambiamento della situazione economica. Inoltre la sig.ra non ha inteso provvedere ad acquisire la patente per rendersi autonoma, (dimenticando che la signora, come tutti quanti noi altri per tutto il 2020 e gran parte del 2021 ha subito chiusure forzate. Come poteva lavorare? Prendere la patente?); la famiglia è stata nuovamente informata sul significato di ‘emergenza’ abitativa e che pertanto riceverà la comunicazione ufficiale di uscita dall’appartamento entro il 31/08/2021; si sottolinea che nei mesi passati è stato fornito supporto da parte del servizio sociale nel reperimento di una soluzione abitativa con invio di annunci immobiliari a cui però la famiglia non ha dato seguito, (con quali soldi se non hanno un reddito né una garanzia?); si conferma disponibilità dell’erogazione delle tre quote di affitto a titolo di caparra”.
Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti: ”Chiediamo al comune di Albignasego di sospendere il provvedimento e di evitare uno sgombero forzato. Questa famiglia, come molte altre, nel corso di questi ultimi 16 mesi non avrebbe potuto ribaltare la propria situazione reddituale.
Infatti, pur riconoscendo a questa famiglia il RdC più un rimborso delle spese di affitto, fino ad un massimo di 280,00€ mensili, con gli attuali canoni non riuscirebbe a vivere dignitosamente. Abbiamo bisogno di redditi; di alloggi popolari, di rimettere al centro dell’agenza politica una discussione seria sull’emergenza redditi che in Italia è la priorità su tutte le priorità”.
Negli ultimi cinque anni quasi 150mila famiglie hanno perso la propria abitazione in proprietà o in affitto a causa di morosità sfociate in pignoramenti o in esecuzione di provvedimenti di sfratto. Federcontribuenti: ”lo diciamo da tempo che i bonus come il RDC non bastano. In Italia manca una discussione sulla necessità di individuare una soglia limite di reddito sotto la quale non si può vivere”. Nel 2018 in Italia i provvedimenti esecutivi di rilascio immobili sono stati pari a 56.140 mila e l’87% per morosità. Sono colpiti soprattutto giovani, migranti e famiglie in affitto con capo-famiglia operaio, disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale o in cassa integrazione.
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