Monte dei Paschi di Siena ha chiesto allo Stato italiano un aiutino da 3,9 miliardi di euro al fine di ricollocarsi sul mercato con una nuova veste, una nuova ritrovata verginità.
Ma la domanda lecita da porsi è: dove troviamo questi benedetti 3,9 miliardi? E come si compone l’operazione finanziaria? Facile. Lo renderemo facile a tutti. Lo Stato Italiano emette un titolo di stato per complessivi euro 3,9 miliardi, lo immette sul mercato, e nel 2015 Banca MPS garantisce la restituzione. Si ma chi lo compra? Qual’è l’investitore – italiano?- in grado di sostenere oggi un impegno considerevole per tutte le finanze non solo i risparmiatori, piccoli o grandi che non posseggono più nulla. In conclusione , come sottolinea il dottor Profumo: “la senesità del Monte è già persa, adesso si tratta di impegnarci a recuperarla”, è difficile immaginare di poter ristabilire una “certa senesità” se non siamo in grado di garantire addirittura una “nazionalità” del Monte. Ed allora dove finirà, in quali mani finirà Banca MPS, chi sosterrà tanto impegno finanziario? Possibile intervento dei paesi emergenti: la Cina, i Paesi Arabi, l’India, il Brasile? Chi può dirlo… Se ne è accorta la Borsa che non convinta dell’operazione di salvataggio fa crollare il titolo MPS che oggi, alle ore 11,26 del 29 novembre e quotato ad euro 0,19. Molto vicino a “niente”, molto vicino al costo di una mela al dettaglio.
A proposito: 0,66 0,19 0,67 0,39 non sono i prezzi della frutta al mercato ortofrutticolo ma il prezzo di un’azione di più banche italiane quotate alla Borsa di Milano.
Certo per onestà intellettuale dobbiamo anche sottolineare come crollando il mondo banca saremo costretti a vedere migliaia di impiegati in cassa integrazione. E questo è un po’ un gatto che si morde la coda. Mi piace ricordare, del resto, come noi, con i nostri soldi, abbiamo per oltre 50 anni mantenuto una “famiglia di Torino” messi sempre, costantemente sotto ricatto morale, sociale.
Ritornerà, allora, lo spettro del ricatto questa volta più forte di prima. Ma la nostra impotenza di ieri si ribalterà sull’impotenza di oggi.
Si dovrebbe parlare, concludendo, della crisi e del rapporto con il “capitale” ma lo faremo in una prossima puntata. Oggi ci lasciamo con una riflessione che coinvolge tutti noi:
E’ più difficile una scalata per acquistare gli ortaggi di stagione che scalare l’acquisto di una banca italiana.
” Che il dottor Monti occupi il posto, e direi il ruolo, che occupa non desta alcuna sorpresa. Non dovrebbe destarla. Quando appresi dagli organi d’ informazione la sua nomina a Capo del Governo feci un’operazione tanto semplice quanto banale. Andai su internet e digitai Mario Monti. Questo nome non mi era nuovo e mi ricordava qualcosa. Lessi, allora, la sua vita e le sue performance. Mi bastò questo per capire che non poteva rappresentare un uomo del centro sinistra come veniva dipinto dalla solita informazione drogata, finta, falsa. Al contrario era un uomo del potere. Un abile personaggio dell’alta finanza, del potere finanziario, delle banche. Pensai che sostenerlo avrebbe condotto il paese verso larghe intese politiche d’interesse, dopo il default dichiarato dalla politica, ma anche verso larghe sofferenze e patimenti.”
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