Il Parlamento europeo ha adottato lo scorso 31 maggio una risoluzione contro la precarietà e l’uso abusivo di contratti di lavoro a tempo determinato. Federcontribuenti: ”In Italia i precari sono il 58% dei lavoratori – perchè nel pubblico come nel privato – i contratti collettivi ci rendono tutti precari e sottopagati”. L’Italia rischia l’ennesima procedura di infrazione.
”Da cosa partiamo? Dai livelli di inquadramento che discriminano i lavoratori? Dai contratti scelti in base al regime fiscale agevolato, alle finte buste paga, ai salari da fame. Perchè in Italia – incalza il presidente della Federcontribuenti Marco Paccagnella -, non basta essere assunti per avere la certezza di venir pagati”. La verità è che ”non esiste nessun principio morale, sociale e politico che possa vietarci di strappare tutti gli orpelli burocratici che hanno eretto un castello di abusi e riscrivere l’intera normativa sul Lavoro, pubblico e privato. Vogliamo 3 tipi di contratto da estendere a tutti i lavoratori di qualunque ordine e grado nel pubblico come nel privato; a tempo indeterminato, determinato e stagionale”.
I salari
Partiamo da un inquadramento 7 da 10 mila euro netti all’anno e arriviamo ai dirigenti con paga base da 200 mila euro netti sempre all’anno. ” L’impoverimento progressivo dei lavoratori pubblici e privati ha portato i lavoratori italiani ad essere tutti, dirigenti esclusi precari: dal loro ingresso nel mondo del lavoro alla pensione. Invece di lottare per un salario minimo imposto per Legge, per una pensione pubblica uguale per tutti; incentiviamo i fondi pensionistici privati senza sapere come custodiranno i nostri soldi e senza garanzia”. Perchè dobbiamo inquadrare un lavoratore? ”Questa è discriminazione”. Che pensione avranno questi lavoratori perennemente precari? ”Dalle 300 alle 500 euro al mese. Uno schifo. Saranno precari e poveri anche da pensionati mentre gettiamo miliardi di euro senza saperli investire nel cuore del dramma italiano”.
L’Unione Europa invita gli Stati membri ad adottare misure volte a garantire il principio di pari lavoro, pari remunerazione, norme minime in materia di protezione sociale, livelli minimi di salario e accesso alla formazione e allo sviluppo. ” Nel corso degli anni abbiamo assistito ad un aumento significativo dei contratti di lavoro atipici e temporanei, sia nel settore pubblico che in quello privato, in un quadro giuridico in cui non è stato possibile impedire né sanzionare adeguatamente l’utilizzo improprio di contratti a tempo determinato a causa della mancanza di rimedi efficaci e proporzionali”.
Contrattazione Collettiva non pervenuta.
Tutela inadeguata in caso di licenziamento per delocalizzazione o trasferimenti non in linea con le esigenze del lavoratore; remunerazione insufficiente per un tenore di vita dignitoso; prospettive limitate o nessuna prospettiva di avanzamento sul mercato del lavoro o nella carriera e nella formazione; scarso livello di diritti collettivi e diritti limitati in materia di rappresentanza collettiva.
Per tanto la Federcontribuenti ha deciso di ”intervenire per intensificare gli sforzi per porre fine alle clausole inique nei contratti di lavoro, affrontando tutti gli abusi e tutte le scappatoie al fine di migliorare le condizioni di lavoro Perchè, le finte e macchinose considerazioni di bilancio alla base della scelta di politica sociale non possono giustificare la mancanza di misure efficaci volte a prevenire e a punire debitamente l’uso abusivo di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato”.
Il costo del lavoro del personale dipendente da imprese aggiudicatarie è calcolato con riferimento al minuto di effettiva prestazione; ”il lavoratore viene visto come un bene strumentale e non come una persona con il diritto ad un salario che gli permetta di vivere con dignità e provvedere alla sua sussistenza. Questa cultura ci schiavizza. Questa è la battaglia che dovrebbe unirci tutti perchè ci riguarda tutti”.
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