Sono parecchi anni che Federcontribuenti Veneto si occupa di multiproprietà e in tutto questo tempo sono centinaia e centinaia le testimonianze raccolte da persone imbrogliate nell’acquisto di quello che era stato spacciato come “multiproprietà” e a cui Federcontribuenti Veneto ha patrocinato l’assistenza legale, spesso con buoni esiti. Per cui, il punto di vista di chi ha subito il danno lo conosciamo molto bene. Ma molto più difficile, in questi anni, è stato raccogliere la testimonianza di chi quelle “multiproprietà” le vendeva.
Quello che segue è il testo di una mail giunta in associazione lo scorso 2 dicembre da parte di una persona che faceva proprio questo: vendeva multiproprietà. Al fine di far ulteriore luce su questo mercato che coinvolge centinaia di migliaia di persone, riteniamo utile renderla pubblica:
“Gentile Presidente di Federcontribuenti Veneto, sono anni che seguo le vostre battaglie – nei forum in Rete, sul vostro e altri siti internet, attraverso i giornali e il racconto di alcuni miei ex colleghi con i quali sono rimasta in contatto – sul fronte delle multiproprietà. Mi chiamo Roberta e come forse avete già intuito, c’è stato un tempo (dal ’96-’97 al 2001-2002) in cui di mestiere vendevo proprio le multiproprietà, ossia come si dice in questi casi: stavo dall’altra parte della barricata, o meglio del tavolo. Vi scrivo perché, pur non avendo sostanzialmente nulla contro di voi o quel che fate, vorrei però spezzare una lancia a favore delle tante persone (beh, forse non esattamente “tante) che hanno venduto o tuttora vendono multiproprietà in modo onesto. Per carità: quel che voi avete raccontato è tutto vero (tant’è che infatti, tra i tanti motivi che mi hanno portato a smettere di lavorare in questo campo, rinunciando a parecchi soldi, c’è stato proprio quello di potermi guardare allo specchio senza vergognarmi…) però credo che sia giusto riconoscere anche che non tutti quelli che vendevano o vendono multiproprietà, e lo posso dire per esperienza diretta, truffavano o truffano le persone. Per esempio, io vendevo “multiproprietà vere”, situate soprattutto in Italia, con tanto di rogito notarile e non mi è, fortunatamente, mai capitato di lavorare per una società a cui qualche cliente ha fatto causa (magari con la vostra assistenza). Poi è vero, il lavoro è cambiato, i “time-sharing” (ndr: vale a dire i contratti di associazione ai club vacanze e simili) hanno invaso il mercato e si è cominciato a prendere le persone per la gola, facendo credere loro che potevano avere, a circa 15 milioni di vecchie lire, quel che prima costava almeno il doppio. Ma non tutti i venditori accettavano di raccontare solo frottole e non tutte le società ti imponevano di farlo.
Modestamente io ero molto brava, tant’è che iniziando come venditrice (e continuando a farlo) sono diventata prima, quel che tra colleghi in gergo si chiamava “spalla” e davanti ai clienti si chiamava direttore, rivestendo anche il ruolo di “consegnatario” (ndr: colui che materialmente va a casa dei clienti e consegna e fa firmare l’atto di compravendita) fino a diventare, sul finire della mia breve carriera, capogruppo di una squadra di venditori, aumentando così le già ottime cifre di guadagno (circa 500mila lire a contratto, circa 5-6 milioni al mese) che facevo lavorando nelle riunioni negli hotel di mezza Italia il sabato e la domenica. E’ vero qualche balla si diceva, ma era niente rispetto a quello che ho sentito raccontare in giro da colleghi e gente comune (e come efficacemente avete spesso riportato anche voi) e posso con tutta onestà dire che partecipare a quelle grosse “messe in scena” che erano gli incontri con i clienti negli hotel, è stata una delle esperienze più intense e professionalmente formative che io abbia mai vissuto. Niente era lasciato al caso: l’entrata con le hostess, il primo approccio, la proiezione del video – con testimonial la Rita Dalla Chiesa – sulle fantastiche opportunità date dai circuiti di scambio, la posizione nella sala dei clienti (e la disposizione pensata in modo che si dessero le spalle tra di loro così da non vedere quando qualcuno abbandonava le contrattazioni, magari prontamente sostituito da un venditore, in quel momento libero, che fingeva a sua volta di esser un altro cliente), l’assegnazione ad ogni venditore di un cliente sulla base delle informazioni che avevamo sui gusti e la personalità di quest’ultimo (ndr: alla faccia del diritto alla privacy!), l’entrata in scena della spalla… Ricordo i sottili giochi psicologici fatti per convincere il cliente. Finché è durato è stato bello. Poi, le cose sono cambiate.
La gente ha cominciato a lamentarsi, il termine “multiproprietà” ha iniziato a puzzare di fregatura, i clienti non erano più ben disposti ed è anche capitato di venir interrotti nelle contrattazioni dall’arrivo improvviso delle telecamere de “Le iene” o “Striscia la notizia” e anche tu, che in quel momento stavi lavorando onestamente, venivi tirato in mezzo. Il gioco ha smesso di valere la candela e quindi ne sono uscita e ho cambiato completamente settore lavorativo, cosa che poco tempo dopo ha fatto anche il titolare della società per cui fino allora avevo lavorato. Quindi, pur rispettando l’impegno di Federcontribuenti Veneto a difesa dei tanti cittadini gabbati che hanno perso i loro risparmi comprando una multiproprietà, voglio ribadire: non tutte gli operatori che vendevano multiproprietà truffavano allora e, ne sono convinta, non tutti lo fanno ancora oggi”.
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