Il nostro ordinamento giuridico, sommato ad una spiccata moralità e religiosità, condanna fermamente e senza dubbi la pedofilia e ogni attività sessuale praticata sui minori. Concetto giusto quando scevro di ipocrisia e corruzione. Cosa avviene quando uno dei genitori o familiari o persona estranea come può esserlo un insegnante o il medico di famiglia sospetta che il minore sia oggetto di attenzioni sessuali? Naturalmente lo si segnala alle autorità per mezzo di denuncia.
Una violenza fisica su minore, con evidenti segni sul corpo, penetrazioni, ferite nella zona inguinale, ect, facilita l’individuazione del reato e del responsabile evitando al bambino un iter investigativo e giuridico invasivo e doloroso dal punto di vista emotivo. Mentre in assenza di specifiche lesioni fisiche, il minore, si troverà costretto ad attraversare infiniti corridoi fatti di test comportamentali e clinici. Finalmente Liberi, la commissione di inchiesta sull’affidamento minorile voluta fortemente da Federcontribuenti, sta cercando di far luce e chiarezza nelle procedure adottate dai vari tribunali minorili come su quelle dei vari periti chiamati ad ”investigare” sullo stato di salute fisico comportamentale del bambino. «C’ è molta omertà in questo ambiente, – dice Marco Paccagnella, – la paura e la vergogna sono due elementi che ci impediscono di far luce su molti casi sospetti. Un dato è certo, il maschio italiano è colui che più di tutti commette reati sessuali sui bambini, in Italia come all’estero, reati non sempre di facile riscontro. Palpeggiamento, atteggiamenti lascivi in presenza di minori, materiale pornografico, attività sessuali che non lasciano segni: come il sesso orale. Riscontriamo ostilità tra gli stessi operatori». Il tema è drammatico, il rischio di sbagliare è dietro l’angolo, lo stesso percorso giuridico e investigativo lascia perplessi. Troppo spesso il denunciante non viene creduto o trattato con troppa superficialità. Inizia un contraddittorio tra l’accusatore e l’accusato, fatto di accuse e tentativi di screditare, di perizie spesso di parte, falsificate e di corruzione. Nel mezzo il minore che si vede conteso nel suo forte disagio e disperazione, oppure, si vede prelevato senza capire cosa gli sta accadendo e portato via non solo dall’orco, ma anche dagli unici veri affetti di cui disponeva. Bisbigli anche dal mondo mafioso, un mondo che condannava con la morte certe deviazioni, oggi non solo le pratica, ma avvia centri privati dove i bambini conoscono l’inferno. Il pedofilo è quasi sempre una persona sana, scaltra e capace di non lasciar segni. Un bambino a rischio di abusi è un bambino che ha una storia che non può essere lasciata nelle mani di operatori estranei a lui e alla sua vita. L’indagine deve essere veloce, in assenza di prove schiaccianti, discreta. Deve coinvolgere tutti i familiari, il pediatra, se è in età scolare le insegnanti. Deve cioè far convergere tutti quegli elementi che costiuiscono la vita stessa del minore. I sintomi psichici da soli non devono bastare, lo stesso adulto che lo indaga potrebbe essere psicologicamente deviato o inquinato da fattori esterni o culturali. Va rivista in conclusione la formula adottata in campo investigativo e giuridico sul fenomeno della pedofilia invisibile.