Federcontribuenti: ”pacchetti vacanza, multiproprietà, impianti di depurazione o fotovoltaico con contratti di finanziamento indicati come prestito personale ma, in piena violazione del Codice del Consumo”. Venditori porta a porta senza scrupoli e banche che se ne fregano delle leggi concedendo prestiti al consumo camuffati da prestiti personale. I prestiti personali hanno una incidenza del 32,8%, mentre i mutui si fermano al 18,7%, ”con lavori sempre più precari per molti l’unica scelta è richiedere un prestito personale, non servono garanzie ma i costi sono altissimi”. Cosa rischiano i consumatori?
Alla banca o alla finanziaria il prestito personale fino a 70 mila euro conviene perché se quel servizio che si è acquistato con tale prestito diventa oggetto di recesso o come spesso accade il bene acquistato non si è dimostrato all’altezza dei requisiti rappresentati all’atto della vendita e il consumatore scioglie il vincolo, quel prestito – in realtà finalizzato – il consumatore lo deve necessariamente saldare a meno che non si porti il fatto in tribunale, allora il consumatore si vedrà rimborsato anche del finanziamento. ”Altrimenti quale banca o quale finanziaria rilascerebbe un prestito con somma così elevata per un bene che non può, in caso di pignoramento, rivalutare?”.
Una pratica ormai largamente diffusa per ogni tipo di bene o servizio: impianto fotovoltaico, impianto di depurazione delle acque domestiche, pacchetti vacanza e multiproprietà.
E se quel contratto non ci convince più e vogliamo recede? ”Si interrompe il contratto, altro discorso per il finanziamento. Fino a pochi mesi fa alla banca o alla finanziaria bastava una comunicazione per tutelare il consumatore truffato, oggi alla mediazione non si presentano nemmeno più e l’unico modo per tutelare il consumatore è portarlo in tribunale”.
La banda dei porta a porta.
Fin dentro alle abitazioni dei consumatori contestualmente ai contatti di vendita e senza la presenza di alcun intermediario del credito come previsto dal TUB convincono con mille attrattive – tutte false – il consumatore a firmare un doppio contratto: ”uno per la compravendita di una multiproprietà o di un impianto fotovoltaico o per la depurazione delle acque domestiche e una richiesta di contratto di prestito personale”.
Questi prestiti personali sono a tutti gli effetti credito al consumo finalizzato all’acquisto della pseudo-multiproprietà o di altro bene e davanti alla nullità del contratto di acquisto si palesa la nullità del contratto di finanziamento con conseguente diritto dei consumatori alla restituzione di quanto esborsato in forza di contratti nulli ab origine.
”La giurisprudenza è piena di sentenze a favore di questi consumatori e che obbligano banche e istituti finanziari al rimborso integrale al consumatore delle rate o del saldo”.
Cosa ribadisce la Cassazione: ”a seguito della risoluzione del contratto per grave inadempimento del fornitore, debba ritenersi risolto ex tunc anche il contratto di finanziamento stipulato con l’intermediario resistente in ragione del collegamento negoziale tra i due contratti, anche in caso di nullità della vendita viene dichiarata la nullità del finanziamento collegato”.
Più in particolare ai consumatori viene negata la dovuta informativa come la presenza di un intermediario finanziario come previsto dal codice. In sintesi il venditore vende anche il prestito personale!”.
Si ravvisano estremi che ricadono nel penale.
La banca o la finanziaria che concede un prestito personale legato all’acquisto di un bene specifico intende ”avvantaggiarsi di una condotta negligente facendo ricadere le conseguenze in capo al consumatore incolpevole. Il contratto di finanziamento è da “considerarsi a pieno titolo collegato” all’altro contratto “così superando lo schema fittizio posto in essere” dalla società venditrice e dalla società finanziaria intermediaria della convenuta, ai danni del consumatore. In merito stiamo raccogliendo la documentazione utile ad un esposto alla procura”.
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