Siamo partiti dal trattare singoli casi per poi renderci conto che, in Italia, il sistema legato agli affidi e alla sottrazione di minori, contiene gravi anomalie ed errori tali da dar vita a veri abusi ed ingiustizie. Abbiamo sentito la necessità di comparare le varie storie, approfondire il sistema che parte da una segnalazione e termina con la sottrazione, spesso con la forza, dei bambini alla propria casa e famiglia. Siamo partiti dalla sproporzionata spesa, valutata da noi attorno i 2 miliardi di euro, che è il costo di tutti i bambini tenuti nelle casa famiglie o comunità. Questo dato lo abbiamo ricostruito dalle voci di spesa dei comuni, province, regioni e tribunali dei minori. L’Unione Europea ha riconosciuto che il costo congruo per il mantenimento di un minore affidato è di 58 euro/giorno, mentre in Italia abbiamo trovato voci di spesa in alcuni istituti di oltre 400 euro/giorno per bimbo. Abbiamo un tasso di conflitto di interesse nel diritto minorile spaventoso: giudici, assistenti sociali, periti per la valutazione facenti parte a vario titolo nei cda delle case famiglie. Mentre nel diritto civile e penale è previsto un processo democratico dove la certezza della colpevolezza giunge dopo tre gradi di giudizio, nel diritto minorile mancano il dibattimento, la possibilità di produrre prove a discolpa dei genitori finiti nella morsa degli assistenti sociali e un genitore viene ritenuto colpevole ben prima del processo e da una sola relazione dell’operatore sociale. Non si ascoltano i testimoni, non si ascoltano i parenti stretti del bambino. Troppo spesso capita che alla prima udienza le parti non abbiano nemmeno visto i rapporti dei servizi sociali e il giudice prende le sue decisioni provvisorie senza che le parti possano opporsi. Decisione provvisoria che non e’ impugnabile e dura nel tempo: mesi o anche anni. Un sistema che coinvolge tutta la Nazione e che opera sotto l’autorizzazione dello Stato. Abbiamo casi di bambini tolti perchè i genitori o uno dei due hanno momentanea difficoltà di salute o economica; davvero è meglio togliere i bambini ai propri genitori? Non sarebbe il caso di dare sostegno e aiuto a questi genitori e accompagnarli nella crescita e educazione dei bambini? Abbiamo madri a cui hanno tolto il bambino dopo aver denunciato per violenza i compagni, madri che si son viste togliere il figlio appena nato perchè cadute in depressione post parto! In alcuni dei rapporti degli assistenti sociali si legge di ” la casa era in disordine ”, case “troppo piccole”: una donna sola che chiede aiuto ai servizi sociali corre dei rischi gravissimi”. I servizi sociali potevano essere utilissimi se si fosse definito il loro compito. Dovevano monitorare le situazioni e non esprimere giudizi. Queste figure non riferiscono ma sentenziano spesso scrivendo veri obbrobri. Senza parlare del modo che hanno di rapportarsi ai genitori a cui hanno tolto dei figli: questi denunciano violenza psicologia, arroganza e prepotenza e spesso situazioni intimidatorie e ricattatorie. I giudici sono in affanno, non leggono che poche righe delle varie relazioni e in base a queste condannano bambini e genitori. I casi vengono rivisti dopo un anno e di solito si proroga all’infinito! Parlaimo di figli tolti ai genitori!
Su 100 bambini sottratti ai genitori solo 3 o 4 provengono da famiglie o situazioni violente e pericolose. Le famiglie più a rischio sono quelle più deboli: la difficoltà economica può dar vita ad una segnalazione, questo significa mettere sotto attenzione e vigilanza l’intero nucleo familiare. Ogni parola, gesto viene attenzionato. Un atteggiamento ritenuto non consono a scuola, una parolaccia, qualche spinta di troppo, un disegno angosciante, può far partire una segnalazione come un pugno sul tavolo sbattuto dal papà o dalla mamma. Un atteggiamento ribelle, la difficoltà nel leggere o nell’esprimersi correttamente, anche se parliamo di un bambino molto piccolo, può richiamare l’attenzione degli assistenti sociali. Attenzione, non si intende mettere sotto accusa tutti gli operatori sociali, o i giudici ma è una verità allarmante quella che emerge dalle tante, troppe storie che ci vengono presentate sotto forma di gridi di aiuto e di angoscia.
I genitori angosciati sul futuro che li aspetta, sanno di rischiare di perdere i propri figli, vengono mandati da questo o quel psicoterapeuta o psicologo, a loro spese, che li analizza con test privi di valenza scientifica, con domande che mortificano. Questi genitori spesso non sanno dove sono finiti i figli e se lo sanno non possono vederli se non per poche ore al mese e un genitore sottoposto a test psicologici mentre teme per la sorte del proprio figlio non potrà mai essere o apparire lucido, sereno, disposto. Gli avvocati hanno spesso le mani legate, la procedura è esclusivamente burocratica, l’atteggiamento degli operatori è scostante e risulta del tutto assente la politica del rientro in famiglia del minore prelevato con la forza sulla base non di una indagine vera o propria ma di una relazione di una paginetta. Il prelievo forzato di un minore, azione che andrebbe soppesata e rimandata all’infinito quando mancano prove certe a carico della famiglia, diventa la prima cosa che avviene.
Comunicato di Finalmente Liberi,
commissione di inchiesta sugli affidi e sottrazioni,
dipartimento di Federcontribuenti