Il diritto alla salute è un principio Costituzionale, art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Quando non si applica, si viene meno ai principi costituzionali dello Stato.
Federcontribuenti – È giunto il momento di dire basta ad offendere la Costituzione. Non tutelare appieno la salute pubblica, comporta ansie e preoccupazioni nei cittadini. Noi come Associazione dei Contribuenti e le istituzioni preposte al SSN, abbiamo il dovere di dare risposte ai cittadini, dimostrandolo con l’efficienza del servizio.
Come abbiamo più volte dimostrato, in occasione degli incontri avuti con le Direzioni Generali delle Asl, che non sempre i tempi massimi di attesa sono rispettati, violando palesemente i tempi massimi previsti dal Piano Nazione delle Liste di attesa. Le Asl, per legge, sono tenute in presenza di sforamento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie, a ricorrere, “se necessario”, anche a prestazioni in regime di libera-professione (Intramoenia) a spese della stessa azienda sanitaria, riservando al cittadino solo il pagamento del ticket se dovuto (decreto legislativo n. 124 del 1998). Però, quanto pare, questa norma viene sistematicamente disattesa, recando gravi danni economici ai cittadini, perché costretti a ricorrere a privati per garantirsi risposte.
Nel 2022 le famiglie hanno sopportato una spesa sanitaria extra di 34,5 miliardi di euro, pari a 600 euro a cittadino, è facile rilevare quanto ha impoverito le famiglie e le economie delle comunità in cui vivono questa situazione. La carenza di offerta dei servizi, ha generato un mercato speculativo parallelo al SSN; professionisti e strutture convenzionate dell’SSN offrono prestazioni a pagamento, in tempi esigui, sodisfacendo la carenza prestazionale del SSN; in molti casi, tali prestazioni, vengono fornite da professionisti che sono dipendenti delle stesse strutture dell’SSN, che operano in attività di libera professione, e che in assenza di questi, il servizio pubblico potrebbe soddisferebbe appieno le esigenze di diritto alle cure dei cittadini.
Questo sistema bipolare offende l’immagine dell’SSN, perché il cittadino ha l’impressione che rivolgendosi al sistema parallelo, gli viene offerto un servizio più gentile e attento, rispetto a ciò che gli viene offerto nelle mura del SSN, creando così, conflitto di interesse e carenza di immagine al SSN, a scapito anche, della finanza pubblica, perché si rivolge alla stessa utenza che viene curata a spese dell’SSN. I cittadini presi dalle ansie e dalle preoccupazioni per l’incolumità della propria salute, sono convinti, che una prestazione eseguita presso un professionista, che esercita una attività in libera professione, sia una strada privilegiata per avere più attenzione e accedere più velocemente alle prestazioni offerte dal SSN, rispetto a un utente debole e onesto del vivere sociale. Perché se così non fosse, non avrebbe senso che un cittadino interpellasse un professionista di cui gode già nel servizio pubblico.
Il SSN è una amministrazione pubblica, e le autorizzazione concessi ai propri dipendenti per svolgere la libera professione, viola palesemente l’art. 8, comma 1 della Costituzione, dove sancisce, che i pubblici impiegati sono al servizio ESCLUSIVO della Nazione; dove il dovere di esclusiva, trova collegamento anche nell’art. 98 della Costituzione, dove i pubblici servizi sono organizzati secondo disposizioni di legge, per assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Con queste disposizioni Costituzionali, i nostri Costituenti hanno voluto che si garantissero, senza imparzialità, le attività del dipendente pubblico. I medici che operano con il SSN sono dei dipendenti pubblici, e come tali devono prestare il servizio esclusivo, destinando le proprie energie unicamente al SSN.
Per questo chiediamo, come Associazione dei Contribuenti, a tutte le Istituzioni preposte, di far applicare la Costituzione, in quanto espressione di diritto sociale, e intervenire con urgenza, per ristabilire il diritto alle prestazioni sanitare, come previsto dal Piano Nazione delle Liste di Attesa, intervenendo con modalità precettive previste nei casi di emergenza sanitaria; diversamente, le Aziende Sanitarie locali, si troveranno a pagare un conto salato con i contenziosi esercitati dai cittadini, per il mancato rispetto alle prestazioni nei tempi previsti, secondo quanto previsto dal D.Lgs n. 124 del 1998; con conseguente addebito di danno erariale, nei confronti dei dirigenti che non soddisfano tale legislazione.
Con questo, non vogliamo colpevolizzare i professionisti e le strutture convenzionate che esercitano attività in libera professione o in convenzione con il SSN “perché tutto lecito”, ma vogliamo denunciare un sistema che soddisfa sole le prestazioni sanitarie a pagamento, utilizzando professionisti e strutture convenzionate dell’SSN e che dovrebbero soddisfare i tempi massimi delle Liste di Attesa previsti dal Piano Nazionale delle liste di attesa.
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