Boom di saracinesche abbassate nelle città con il suo milione di locali commerciali sfitti. Nuovo record della pressione fiscale e la testimonianza di chi prova a ricominciare a lavorare ma viene rincorso e sabotato da un meccanismo oltranzista e ingiustificato.
Nelle città, anche nelle più rinomate vie di Italia si sta assistendo ad una sistematica e continua chiusura di negozi. Le saracinesche abbassate sono lo spettro di una economia stagnante e soffocata dai continui rigurgiti di un governo infrenabile dal punto di vista fiscale. ”I dati reali sul fare impresa in Italia sono allarmanti, – spiega Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti -, pensate che su un reddito lordo di 75 mila euro, abbiamo un IRPEF pari a 25,330 mila euro a cui si devono aggiungere le voci INPS e IRAP e infine le addizionali regionali e comunali e sapete quanto resta a questa impresa? Il 20% del reddito lordo. Una miseria, un ladrocinio del lavoro altrui”.
Federcontribuenti ricorda che sull’IRAP si è anche pronunciata la Cassazione a più riprese dichiarandola una imposta illegittima, ”costringere a pagare l’IRAP per le aziende in perdita significa accanirsi con barbara faciloneria”.
Le saracinesche abbassate sono uno scempio sotto ogni punto di vista perchè relegano le nostre strade all’abbandono, amplificando quel senso di povertà e paura così tanto percepito e denunciato dai cittadini, ma aumentano anche la disoccupazione, impoveriscono le casse dello Stato chiamato a sovvenzionare in qualche modo i senza reddito. ”Quando sfrecciano con le loro auto blu non li vedono i cadaveri della loro spietata guerra?”
Poi c’è la storia chiave di Angelo.
Più di 10 anni fa, per ingenuità e cattiva sorte entra in una pesante crisi economica che lo costringe a chiudere la ditta e pagati i fornitori resta qualche sospeso con l’INPS. Oggi sta cercando di rimettersi in gareggiata e non ci pensa a lavorare in nero, vuole ricominciare nella legalità quindi denuncia la nuova ditta. Grazie all’affetto e la stima di chi lo conosceva ha subito qualche cliente disposto a commissionargli lavori, ma, l’INPS non gli rilascia il DURC che gli permetterebbe di lavorare, il risultato è scontato. Angelo si trova nel limbo; non può lavorare senza il DURC ma se non lavora come rateizzare quel maledetto sospeso che tra l’altro è pure caduto in prescrizione? Ora Angelo è seguito da un legale di Federcontribuenti, ”la storia di Angelo, altro non è che una penalizzazione messa in campo da più forze istituzionali a danno di un cittadino che vuole solo lavorare e rispettando le leggi tra l’altro. A non rispettare le leggi, come la disciplina introdotta da Dini sulla prescrizione dei contributi previdenziali è la stessa INPS che non ripulisce i suoi archivi incatenando i contribuenti a debiti non più esigibili”.
Per Federcontribuenti ”non abbiamo più tempo, né forza di aspettare un’attenzione dovuta dalla classe politica su una fenomenologia ormai giunta all’implosione. O questo governo abbandona ogni altra stupidaggine e si dedica con fervore e rispetto alla situazione socio – economica o a breve non avremo più soldi né per pagare le pensioni attuali e né per sfamare gli indigenti. La gente è allo stremo”. E poi, ”ci si accanisce contro la Costituzione, la si vuole riscrivere, perchè invece non rispettarla a partire dall’art.53?”