Nel consiglio dei ministri n.39 tenutosi il 5 ottobre è stato approvato il DDL delega per la revisione del sistema fiscale e, tra gli ambiti toccati, vi è anche quello immobiliare con lo spauracchio della riforma catastale. In una nota diffusa oggi, Fabrizio Salvitti si è espresso in merito mostrando perplessità e quesiti.
“Non esiste alcun bisogno di una riforma catastale che porta danno ai contribuenti. Ci sarebbe bisogno, invece, di una riforma delle categorie e delle classi del Catasto considerando che il sistema telematico attuale è fermo al 1987, il censimento risale al 1939 con autodenuncia allora di tutti i proprietari mentre il Catasto urbano in conservazione con una banca dati è degli inizi anni ’50”.
Lo afferma in una nota il d.g. di Federcontribuenti, Fabrizio Salvitti, ricordando che con questi tempi ormai lontani
“è nata una sorta di categoria del territorio con le esigenze dell’epoca nella quale un appartamento in centro storico aveva un valore simile ad un immobile attuale in periferia”.
Salvitti si chiede allora
“qual è la volontà del Governo sulla revisione del catasto: rivedere le classi o rivedere le categorie? Ovvero capire come vogliono operare e portare il classamento a metri quadri a differenza di oggi che è a vani?”.
Secondo il d.g. di Federcontribuenti
“così si rischia una levata di scudi da parte dei proprietari di immobili. L’esempio lo abbiamo con la legge 335/2004, quella sulle microzone: e’ stata fatta la revisione di tutti i centri storici con migliaia di ricorsi ancora in essere e questo può succedere anche con la riforma del Catasto e gli aumenti delle rendite catastali”.
Salvitti ricorda infine che “con i nuovi valori catastali le rendite degli A2 e A3 aumenteranno mediamente di oltre il 128%, con rialzi Imu e un impatto sulle attestazioni Isee”.
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